Leggenda della musica rock, uno dei musicisti più venduti di sempre, Phil Collins torna in evidenza con la pubblicazione di un documentario e si parla della realizzazione di un album a distanza di oltre vent’anni dalla sua ultima uscita discografica
“Prima di tutto sono il batterista”… Con uno splendido documentario arricchito da una lunga intervista sulla sua straordinaria vita artistica, Phil Collins – 73 anni – torna a parlare di sé e delle sue condizioni a poca distanza da una serie di meme sui social che lo davano per morto…
“Non ancora… non ora comunque” scherza il batterista e compositore con il consueto senso dell’ironia che spesso trapela dai titoli dei suoi album.
Phil Collins, 73 anni, è sceso dal palco per l’ultima volta nel marzo del 2022 quando ha chiuso la sua ultima data londinese con i Genesis. La band si è definitivamente sciolta e lui ha dovuto affrontare problemi di salute molto seri. Nel tour del 2007 una lesione vertebrale lo ha quasi ridotto sulla sedia a rotelle. Anni e anni di tamburi avevano definitivamente compromesso il suo equilibrio fisico. Qualche eccesso con l’alcol aveva ulteriormente complicato le cose. E per lui anche solo tenere le bacchette era diventato impossibile. Tanto che nell’ultimo tour dei Genesis a suonare dietro la batteria non c’era il suo vecchio amico e collaboratore Chester Thompson, ma il giovanissimo figlio Nicholas, batterista assolutamente straordinario.
Quanto a chi lo dava per morto, Phil Collins chiede di avere ancora un po’ di pazienza: “L’ironia mi ha sempre salvato anche nei momenti peggiori, quando vicende personali e professionali mi avevano messo un po’ a terra. Ma la mia terapia è sempre stata la batteria. L’idea di non potere più suonare così come ho sempre fatto per tutta la vita è stata un colpo letale. Ma alla fine devi imparare ad adattarti, e a convivere con qualsiasi aspetto. Ci sono cose con le quali devi imparare a fare i conti”.
D’altronde la sua autobiografia, pubblicata molto prima della sua malattia, si intitolava Not Dead Yeat… non ancora morto…
Phil Collins è tornato in questi giorni d’attualità con un documentario davvero meraviglioso, pubblicato on line nel quale per la prima volta il leggendario musicista e compositore, uno degli artisti più venduti di sempre considerando i dischi con i Genesis e i suoi album solisti, torna dietro una batteria.
“C’è stato un momento in cui non potevo nemmeno tenere in mano le bacchette – ammette – non posso suonare, non posso farlo più. È una cosa che mi pesa enormemente e alla quale purtroppo devo rassegnarmi”.
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Phil Collins ha lasciato un segno indelebile grazie alla sua carriera con i Genesis e come artista solista. Da solista ha venduto non meno di 150 milioni di dischi. Tra 1il 1985 e il 2000 si calcola che almeno un disco su cinque, trasmesso in radio, avesse la sua voce. Eppure il suo primo lavoro, rivendicato con forza nel corso di questo documentario fu dietro i tamburi.
Scelto dai Genesis quando era nei Flaming Youth per assumere un ruolo che sarebbe rimasto il suo fino alla fine della band, per poi diventarne il frontman quando Peter Gabriel dopo The Lamb Lies Down on Broadway lasciò il gruppo. Collins suona in tutte le canzoni Genesis dal 1971 in poi, per diventare la voce del gruppo dal 1976. Otto dischi solisti, undici quelli registrati con i Genesis. Unica eccezione Calling All Station, non indimenticabile album del 1997 cantato da Ray Wilson (Stiltskin) quando Collins decise di lasciare la squadra per dedicarsi esclusivamente a progetti personali. Ci avrebbe ripensato di lì a qualche anno per tornare dal vivo in alcuni tour da record.
Phil Collins ha parlato apertamente delle sue condizioni fisiche durante un colloquio con Drumeo, originariamente registrato nel 2022 e ora incluso nel documentario Phil Collins: Drummer First con un aggiornamento sulle sue condizioni di salute…: “Ho passato tutta la mia vita a suonare la batteria. Non poterlo fare più è uno shock. E se non posso suonare come facevo non ha senso provarci. Se non posso fare quello che facevo come lo facevo, preferisco rilassarmi e non fare nulla”.
Nel frattempo scrive. Collins, che è stato anche un attore di discreto successo – il suo esordio su un palco fu appena ragazzino in teatro – scrive racconti e brevi tracce: “Se un giorno riuscissi a tenere in mano un paio di bacchette, ci proverei. Ma credo di aver esaurito le mie energie”.
Le difficoltà fisiche di Phil Collins derivano da un intervento chirurgico al collo, necessario dopo anni di postura scorretta causata dalle lunghe sessioni alla batteria. Suo figlio Nic, che ha preso il suo posto nelle recenti esibizioni live dei Genesis, ha spiegato che l’operazione ha avuto un impatto significativo sulla salute del padre. Oltre a questo, Collins soffre di drop-foot una condizione che limita la sensibilità in uno dei piedi e lo costringe a usare un bastone per camminare.
Non è la prima volta che Phil Collins parla apertamente delle sue difficoltà fisiche. Già nel 2021, durante i concerti della reunion dei Genesis, aveva ammesso di non essere in grado di suonare come un tempo: “Posso a malapena tenere una bacchetta in mano. Ci sono limiti fisici che non posso superare.”
L’ultimo tour con i Genesis lo vide entrare e uscire dal palco con un deambulatore, per cantare seduto per le due ore e mezza di durata dello show, al centro del palco, davanti al figlio che era al suo posto dietro i tamburi accanto a Tony Bank e Mike Rutherford, fondatori della band.
Nicholas Collins, 23 anni, è l’ultimo dei cinque figli di Phil, nato in Svizzera dalla sua terza moglie Orianne Cevey. Un batterista fenomenale che ha giocato un ruolo fondamentale nel mantenere viva l’eredità musicale del padre. Giovane e talentuoso, Nic non solo ha preso il posto del padre alla batteria durante l’ultimo tour dei Genesis, ma continua a suonare moltissimo repertorio della band. Nel prossimo tour dei Mike and the Mechanics – la band parallela di Rutherford – sarà proprio lui dietro i tamburi.
Nic non solo ha ereditato l’abilità musicale di Phil, ma ha anche mostrato un profondo rispetto per il lavoro della band e per il pubblico. Durante i concerti, la sua energia e il suo impegno hanno contribuito a rendere memorabili le esibizioni, sottolineando il legame speciale tra padre e figlio. Questo rapporto musicale ha rappresentato una sorta di passaggio generazionale, rafforzando l’impatto dei Genesis per le future generazioni.
Phil Collins ha sempre avuto un legame profondo con i Genesis, la band che lo ha reso una leggenda della musica. La sua carriera con il gruppo ha visto momenti di straordinario successo, inclusi album iconici e tour mondiali che hanno definito un’epoca. L’enorme successo commerciale arrivò proprio con lui alla voce, cosa mai completamente accolta dai primi fan della band che hanno sempre diviso la produzione del gruppo nelle due ere rappresentate da Peter Gabriel prima e Phil Collins poi, che rappresentò un approccio molto più commerciale e pop.
Lo stesso Collins ammette che molte cose dei Genesis non gli piacciono: “Abbiamo fatto cose straordinarie, cose ordinarie e altre non riuscite. ‘And then there were three’ non è il mio album preferito, anche perché arrivavo da un periodo personale molto complicato e infelice. Ma ci sono cose delle quali sono profondamente orgoglioso. ‘Duke’ per esempio, e alcuni singoli. Abbiamo lasciato il segno, incidendo ognuno per la sua parte a modo nostro”.
Nonostante le difficoltà di salute e personali ci sono alcuni aspetti positivi sul futuro di Phil Collins. Nel 2023, il produttore Simon Napier-Bell ha condiviso un post su Facebook in cui affermava che Collins sta lavorando a nuova musica per la prima volta in oltre vent’anni. Secondo Napier-Bell, il suo studio in Svizzera – Collins vive sul lago di Ginevra in uno splendido castello attrezzato con uno studio di registrazione modernissimo – è stato recentemente rinnovato, alimentando le speranze di un ritorno sulle scene musicali.
Collins non pubblica un album di musica originale dal 2003, anno in cui ha curato la colonna sonora del film Disney Koda, fratello orso. Il suo ultimo album in studio, Testify risale al 2002.