Pescara%2C+Sguardi+svelati%3A+il+teatro+contro+la+violenza+di+genere
abruzzocityrumorsit
/cultura-e-spettacolo/pescara-sguardi-svelati-il-teatro-contro-la-violenza-di-genere.html/amp/

Pescara, Sguardi svelati: il teatro contro la violenza di genere

Pescara. Si chiama ‘Sguardi Svelati (appassionate confessioni ad occhi chiusi)’, lo spettacolo teatrale contro la violenza di genere, ideato e diretto da Maria Paola Lanzillotti, presentato da Kairos Ensemble, in collaborazione con la Polizia di Stato e con il patrocinio del Comune di Pescara.

Un testo scritto da Maria Paola Lanzillotti e Simona Barba, tratto da storie vere che sarà portato in scena all’Aurum il 20 e il 21 febbraio alle 21:00 non solo per toccare le coscienze su uno dei temi sociali più duri di questi anni, ma anche per sensibilizzare giovani spettatori.

La presentazione dell’evento si è svolta a Palazzo di Città, con l’assessore alla Cultura, Giovanni Di Iacovo; Maria Paola Lanzillotti, Simona Barba, Lina Colantoni e Leonardo Dooderman, titolare della comunicazione dello spettacolo.

“La drammaturgia dello spettacolo nasce su storie reali”, dice la regista e interprete Paola Lanzillotti. “Ringrazio tutti coloro che hanno sostenuto il progetto che è importante per noi come donne, madri e artiste. Sentiamo il bisogno di denunciare attraverso il teatro ciò che accade, perché la violenza contro le donne è un’emergenza sociale. Lo spettacolo si articola come racconto di tre donne che si fanno una domanda: come fa una donna vittima di violenza e scampata alla morte ad andare avanti? A riacquistare la propria libertà e a riprendere in mano alla propria vita?”

“Su questa domanda abbiamo scritto lo spettacolo. Per noi Sguardi svelati è un progetto che sentiamo forte e incisivo e la cosa a cui teniamo è che venga acquisito dalle scuole, perché l’educazione è importante, come lo è parlare ai ragazzi, animi che sono più aspri rispetto a prima, e allora far conoscere ai giovani un progetto simile significa aprire la loro comprensione di ciò che amore non è, dare un senso preciso alle parole”.

“Sono onorata di far parte di questa compagnia”, dice Lina Colantoni, “perché dare voce a una donna che ha subito violenza non è da poco e ringrazio Maria Paola per avermi voluta nello spettacolo e in quanto donna e mamma non posso far finta di niente e metto tutta me stessa nel progetto, perché passi il messaggio che la violenza va denunciata, detta, e non si può far finta di niente”.

“Per me è una doppia veste di scrittrice e sceneggiatrice”, così Simona Barba. “E’ stato importante perché l’arte è un momento di resistenza e noi stiamo cercando di resistere a ciò che accade alla società, un qualcosa a cui purtroppo tutti ci stiamo abituando. Ciò che accade alle donne che subiscono violenza è un fatto privato che se resta tale non riuscirà ad emergere e ad essere affrontato. E finché non emerge non se ne riesce a capire la portata e come affrontarlo. Qualsiasi cosa, una morte, una violenza, è una sconfitta per tutti e per questo abbiamo voluto raccontare storie intime che attraverso il teatro diventano di tutti. Se tutta la comunità riuscisse a stringersi e adifendere le donne, forse potremmo cominciare a ottenere risultati diversi e a dare loro il coraggio che serve a liberarsi”.

“La nostra evoluzione ci ha portato a superare determinati concetti”, afferma Leonardo Dooderman. “Abbiamo usato toni a tratti forti e a tratti rispettosi dell’intimità delle storie per fare crescere la curiosità nel pubblico. Un linguaggio che esalta l’umanità delle attrici, per renderle comuni come tutte le donne, riconoscibili, simboliche, uno specchio alle storie di ognuna in cui identificarsi. Grazie anche all’ispettore Cinzia Di Cintio della Polizia che collabora al progetto e a Susanna Di Lorito della Galleria arte Pentagono che ci ha seguito questa nostra azione necessaria a sensibilizzare e dare coraggio alle donne per fare outing. Quello che speriamo di ottenere è quello di essere portatori di autostima, coraggio e sicurezza per queste donne, perché varchino la soglia non solo delle questure ma anche quella dell’imbarazzo con sé stesse nell’affrontare le vessazioni”.