Netflix fa la sua ennesima vittima, cade anche l’ultimo baluardo del cinema vecchia scuola

Il successo di piattaforme streaming come Netflix ha avuto un effetto devastante sul mercato di riferimento, cambiando per sempre lo scenario e costringendo alla chiusura tutti i principali attori del precedente modello di business.

C’era indubbiamente un qualcosa di romantico nel business commerciale basato sulla vendita di copie fisiche. L’utente, prima che internet palesasse tutte le sue infinite possibilità, era abituato ad acquistare singoli oggetti sui quali si era informato, che aveva atteso e alla fine portato a casa come processo ultimo. Ogni singolo oggetto acquistato aveva dunque un valore particolare, acuito dal possesso.

Telefono con logo netflix
Netflix fa la sua ennesima vittima, cade anche l’ultimo baluardo del cinema vecchia scuola – abruzzo.cityrumors.it

Internet ha democraticamente offerto quello stesso servizio ad una platea molto più vasta, diminuendone notevolmente il costo (e la qualità?). La prima industria commerciale a dover accettare il nuovo modello di consumo è stata quella musicale, quindi è toccato all’editoria e infine all’industria cinematografica.

Persino la più giovane industria videoludica sta subendo lo stesso processo, con una costante erosione dei profitti generati dai formati fisici in favore dei crescenti ricavati derivanti dal mercato digitale. La transizione è ormai quasi del tutto ultimata e a dare il colpo di grazia alle catene che si occupano di vendita e distribuzione di copie fisiche sono più recentemente giunti i servizi in abbonamento.

A fronte del vantaggio economico – evidente nel caso del cinema e della musica visto che questi servizi offrono cataloghi infiniti in cambio di poche decine di euro – della comodità di avere tutto e subito senza uscire di casa e della qualità (offrono il massimo di tecnologia senza necessità di avere dispositivi di ultima generazione), questi servizi cancellano una volta per tutte il concetto di possesso nel campo della fruizione di contenuti di qualsiasi genere.

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La rinuncia del possesso potrebbe sembrare una piccolezza, ma così non è. Se un tempo si spendeva il denaro per aumentare le proprie collezioni – la crescita di valore di molti oggetti di consumo dimostra quanto queste possono avere un ruolo economico in futuro – adesso lo si spende solo per ottenere un servizio temporaneo o per ottenere una licenza di utilizzo che può essere revocata in qualsiasi momento.

DVD
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Il mondo tuttavia va nella direzione del digitale, non solo perché è un modello di business che conviene alle multinazionali, ma anche perché si tratta di un modello che in teoria ha un impatto minore sull’ambiente. Questione di tempo dunque prima che Netflix e affini diventino l’unico modo per fruire di contenuti al di fuori dei canali televisivi (anch’essi sempre più sofferenti in questo periodo).

L’ultimo baluardo della diffusione delle copie fisiche, la catena Targer, ha recentemente annunciato che dovrà ridurre le proprie scorte proprio per la mancanza di ricavi sufficienti ad offrire il servizio svolto finora. L’annuncio è giunto ai microfoni di IGN dopo che su X il portale PhysicalMedia aveva prospettato uno scenario più drastico: “Cesserà di vendere supporti fisici in negozio e online entro il 2025”.

Raggiunta dalla testata, la catena ha smentito la cessazione delle vendite, sottolineando come la fornitura di videogame rimarrà ancora la stessa per il momento, mentre verrà ridotta quella dei film: “D’ora in poi, offriremo una selezione limitata di DVD nei negozi quando verranno rilasciati o durante i periodi chiave dell’anno in cui saranno più popolari, ad esempio durante il periodo delle festività natalizie, dove sono utilizzati per i regali”.

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