Mosciano. Circa una sessantina di persone stipate nel planetario dell’Osservatorio astronomico Colleleone, altre accalcate all’ingresso, altre rimaste fuori; luci soffuse, qualche parola di presentazione, qualche battuta. Sono circa le 21.30, Attilio de Benedictis (l’organizzatore del festival “Oh Jazz, be good!”, insieme al gruppo Strange Fruit) ringrazia i presenti e chi ha permesso la realizzazione dell’evento.
Poi cinque musicisti iniziano a suonare come se dipendessero da una mente unica, improvvisando jazz-funk per ogni umore, come se non ci fosse nulla di più facile.
L’improvvisazione scat (un particolare tipo di improvvisazione vocale) di Telesforo è ipnotica e travolgente, dal sapore d’altri tempi (Louis Armstrong iniziava ad usare questa tecnica a metà degli anni ’20); il resto del quintetto lo segue, segue i suoi movimenti, i suoi virtuosismi e i suoi vocalizzi, lo tallona in tutti i pezzi ed il concerto diventa un caleidoscopio di suoni, evolvendosi e cambiando con le improvvisazioni degli altri membri del gruppo. Senza parole, anzi, solo due: So Cool, come il titolo dell’album appena pubblicato dal So Cool 5et, del quale presentano diversi brani, oltre a suonare alcuni classici rimaneggiati.
Amedeo Ariani alla batteria e Dario Deidda al basso formano una base ritmica solida e compatta, non disdegnando di lanciarsi in assoli vibranti con un groove da lasciare senza fiato. Fiato che, invece, non manca a Max Ionata, tra i cinque forse il più in vista, insieme a Telesforo, anche grazie ai vari duetti che il cantante ed il sassofonista intraprendono; al piano Alfonso Deidda spazia dalle dissonanze più cacofoniche, alle trame più melodiche, spesso improvvisando temi e variazioni con la sezione ritmica del quintetto in assoli dinamici ed imprevedibili.
Mai un virtuosismo fine a sé stesso, ma sempre la sensazione di trovarsi di fronte persone a cui piace suonare e che cercano di farlo al meglio, concedendo agli ascoltatori più di due ore di musica in un viaggio sonoro che ha lasciato tutti davvero soddisfatti (come già era capitato nella precedente edizione del festival alla quale Telesforo aveva partecipato): una sorta di “partecipazione mistica” avvolge i musicisti e gli spettatori, creando un’atmosfera d’intesa che esalta le improvvisazioni dei cinque e che rende la serata particolare, portandola oltre il semplice fatto musicale.
Telesforo diverte, canta ed emoziona in una maniera che altro non si potrebbe definire se non “cool”, ma riempire ognuno dei musicisti di aggettivi d’elogio non renderebbe comunque giustizia a quello che è stato un concerto difficile da descrivere: come diceva il geniale Frank Zappa : “Parlare di musica è come ballare di architettura”, quindi l’unica cosa da fare per capire ciò di cui si è parlato, è passare una serata con il So Cool 5et e rendersi conto davvero di cosa siano in grado di fare cinque strumenti musicali.