“La pazienza dei melograni” è il nuovo libro di poesie di Alessandra Angelucci, che negli anni si è fatta apprezzare nel mondo artistico come critico d’arte, scrivendo per Exibart, quotidiani e riviste di settore, riconoscendo però nel verso poetico il tessuto privilegiato attraverso cui comunicare il suo sentire.
Il libro sarà presentato giovedì 13 giugno, in un appuntamento da non perdere con la cultura e la poesia, alle ore 21 nella libreria “La Cura” di Roseto degli Abruzzi. Per presentare il libro, che è già di grande successo e sta facendo parlare molto di sé, interverrà l’autrice Alessandra Angelucci, giornalista, scrittrice e docente, alla sua quinta pubblicazione. Colloquierà con lei il giornalista Luca Maggitti.
Un’opera dove si ode l’eco dell’impegno sociale e civile e che probabilmente si nutre anche delle elaborazioni scaturite dalle sue ultime esperienze condotte come docente e come collaboratrice del Premio Nazionale Borsellino in nome della difesa dei valori della legalità.
In questo libro, l’autrice auspica un tempo nuovo, fatto di pazienza e cura nella scelta. Sembra fuggire la voracità del contemporaneo che tutto ingloba, il suo sguardo sul mondo si affaccia delicato e allo stesso tempo severo. Non c’è più spazio per la menzogna e la falsità, per l’ipocrisia che lima i coltelli della “trincea dei peccati”. Un animo, quello dell’autrice, che si interroga sulla durezza dell’esistenza – “Come te lo dico che la vita è un soffio” – per guardare poi con cuore mite all’amore, sentimento che accoglie e monda: “e ora che qui davanti si palesa il sogno/ di ieri costellato da ripensamenti/ niente m’appaga come il presente che ti nomina”.
Uno sguardo che si apre, fra le sessantotto liriche, ad una riflessione senza filtri sulla libertà che l’uomo ricerca: “Qual è la vera portata della libertà?/Potremmo chiederlo alle gazze sul crinale/ delle tentazioni e aprire anche noi le ali/ per vedere poi fino a quanto dura”. Uno scavo che continua poi fra le ombre dell’esistenza, che denuncia “il buio” che “i ragazzi conoscono presto” perché “non si denuncia più il lerciume che qualcuno ha prodotto”. E allora di cosa abbiamo bisogno? Quale soluzione per riappropriarci di quella serenità che l’autrice ritrova fra lo “spiluccare dei melograni” Probabilmente, bisogna soffermarsi lì, fra le sillabe della lirica che accarezza la purezza dei bambini, parte importante della vita dell’autrice: “Comincia tutto da qui/ dall’ultimo gradino aperto sul paradiso/ quando spingersi in avanti somiglia/ alla danza delle altalene/ La rincorsa la insegnano i bambini/ poco prima dei tuffi/ poco dopo lo spavento[…]”.