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Cultura & Spettacolo Teramo

La Grande Lirica al Marrucino di Chieti: una Lucia da ricordare

Il Teatro Marrucino di Chieti continua la celebrazione dei suoi duecento anni di storia (il prestigioso teatro teatino fu infatti inaugurato nel 1818) con l’allestimento di due opere liriche, capolavori della grande stagione ottocentesca italiana: Il Trovatore di Giuseppe Verdi e Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti.

 

Quest’ultima è stata rappresentata il 23 novembre scorso, con replica pomeridiana oggi domenica 25, entrambe le recite con grande affluenza di pubblico e ampio successo. Si era temuto, fino a pochi giorni fa, che la stagione del Marrucino saltasse a causa della mancanza di finanziamento da parte della Regione Abruzzo, come lo stesso Sindaco Umberto Di Primio aveva annunciato. I soldi erano stanziati ma non disponibili per un problema burocratico. Per fortuna un emendamento in extremis ha scongiurato la chiusura del Teatro.

Invece eccoci al Marrucino per un Lucia tutta da ricordare. Grande serata, che ha rivissuto la rappresentazione dell’opera donizettiana con lo stesso calore con il quale l’accolse per la prima volta nel 1837, a due anni dalla prima rappresentazione al San Carlo di Napoli. L’opera si svolge tra le sinistre oscurità di una Scozia cinquecentesca, nel Castello di Ravenswood. Il soggetto della Lucia di Lammermoor fu desunto dal celebre romanzo “The bride of Lammermoor“, in cui Walter Scott adombrò le vicende della famiglia Stair, gli Ashton, e di lord Rutherford, Edgardo di Ravenswood.

Gli avvenimenti ai quali Scott si ispirò ebbero luogo nel 1689, all’epoca delle lotte fra i seguaci di Guglielmo III d’Orange e quelli dell’ex re Giacomo II. Il genio donizettiano raggiunge nel pentagramma il vertice della drammaturgia musicale riuscendo ad armonizzare i truci sentimenti dei personaggi con la soavità di una musica amabilissima. Come in tutte le sue opere serie, Donizetti anche nella Lucia privilegia il personaggio femminile: a Lucia affida una delle pagine più intense del teatro musicale ottocentesco, la celebre scena della pazzia, che fu cavallo di battaglia di due astri della lirica, Toti Dal Monte e, più vicina a noi, Joan Sutherland, davanti alle quali il pubblico sbiancava terrorizzato.

L’aspetto musicale della serata è stato di ottimo livello, anche per la dinamica e precisa bacchetta del giovane direttore d’orchestra abruzzese Jacopo Sipari da Pescasseroli, a capo dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese (con la collaborazione dell’orchestra del Conservatorio di Pescara) che ha saputo gestire con giovanile entusiasmo la complessa partitura. Bene i tempi e l’accordo tra buca e palco, anche in presenza del coro, ben istruito da Christian Starinieri. Convincente la regia di Tomáš Pilař.

I primi applausi sono andati al baritono di Fossacesia Emilio Marcucci che ha aperto la serie delle splendide arie con la cavatina Cruda, funesta smania. Applauditissimi, naturalmente, anche Maria Francesca Mazzara (Lucia) soprano dalla voce calda, ricca e sicura (bravissima nella scena della pazzia) e Raffaele Abete (Edgardo) tenore, anch’egli a suo agio vocale fino all’insidiosa aria finale. Suggestivi e molto graditi dal pubblico sono stati i duetti Verranno a te sull’aure (Lucia ed Edgardo) e Soffriva nel pianto…languìa nel dolore, Lucia ed Enrico (il baritono Emilio Marcucci).

Attese e ben eseguite le arie tenorili Tombe degli avi miei, Tu che a Dio spiegasti l’ali. All’altezza dei ruoli anche gli artisti che hanno completato il cast: il baritono Stanislav Chernenkov (Raimondo), il mezzosoprano Francesca Pierpaoli (Alisa), i tenori Stefano Osbat (Arturo) e il chietino Marco Iezzi (Normanno). Belle le scene e i costumi di proprietà del Teatro Verdi di Salerno e della Sartoria Arrigo di Milano, con la creazione artistica di Alfredo Troisi.

 

Di buon effetto le immagini proiettate a tutto campo sul velario di proscenio. All’inizio del terzo atto Lucia è comparsa sulla scena con una virgola rossa segnata sul viso col rossetto, che in questi giorni manifesta anche esteriormente la lotta alla violenza contro le donne. Perché Lucia , in fin dei conti, è una di queste. Alla fine applausi calorosissimi.

Concezio Leonzi