Unico studioso abruzzese invitato, Galantini prenderà la parola insieme con lo stesso curatore, illustre medico e presidente della Fondazione Negro Museo dell’Omeopatia di Roma, con il chirurgo Gennaro Rispoli, direttore del Museo delle Arti Sanitarie, con Carlo Melodia, medico e presidente della Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica, con il chirurgo Paolo Negro della Fondazione Negro e con Giuseppe Spinelli, responsabile pubbliche relazioni CeMON, Presidio Omeopatia Italiana.
Con il suo intervento lo storico giuliese, considerato espressamente dal presidente Melodia uno dei più ragguardevoli studiosi italiani di storia della medicina omeopatica, illustrerà quella “linea” abruzzese di medici ed esponenti dell’omeopatia, attivi nel corso dell’Ottocento, che ebbe un ruolo assai importante nel rendere Napoli la culla italiana dell’omeopatia. Autore, già nel 1999, di un articolato saggio scientifico sull’omeopatia nel Teramano pubblicato dalla rivista “Aprutium”, organo dell’Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche di cui fa parte, Galantini ha in seguito approfondito gli aspetti storici relativi alla diffusione della medicina omeopatica nel territorio teramano e di qui a Napoli.
Di particolare interesse il suo saggio del 2001, riguardante il ruolo avuto da Melchiorre Delfico nella penetrazione del metodo terapeutico basato sul principio similia similibus curantur, e il volume Scritti di Rocco Rubini, uscito nel 2004 per la casa editrice Ricerche&Redazioni, con il quale ha restituito alla comunità scientifica le vicende e l’eminente ruolo del Rubini, nato a Cellino Attanasio nel 1800, fondatore a Napoli nel 1852 di una farmacia omeopatica e quindi direttore, sempre nella capitale del Regno delle Due Sicilie, dell’ospedale della Cesaria, trasformato sotto la sua direzione in ospedale omeopatico, probabilmente il primo a vedere la luce nel Mezzogiorno.
Si deve ancora agli studi di Galantini, peraltro ampiamente richiamati il 19 luglio 2014 in occasione Congresso della Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis tenutosi a Parigi e più di recente, nel novembre 2017, dalla biologa Anna Fontebuoni nella rivista “Il medico omeopata”, se si sta facendo strada l’idea di riscrivere la storia italiana dell’omeopatia. Come ha infatti documentato Galantini, già dal 1792 un esponente di primo piano della comunità scientifica e culturale abruzzese, Vincenzo Comi, seguiva e studiava i primi esperimenti di Samuel Hahnemann, fondatore della medicina omeopatica, trentasei anni prima della sua applicazione pratica presso l’Ospedale Militare della Trinità di Napoli.