Giulianova. Un angolo letterario incastonato al centro della città, che celebra i grandi autori della letteratura abruzzese.
Un dono agli amanti delle lettura e a Giulianova che, dal 2017, riceve riconoscimento di “Città che legge”, la qualifica che il Centro per il libro e la lettura, d’intesa con l’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, conferisce sulla base alla presenza delle biblioteche e librerie in base al numero di abitanti, come anche in base alle iniziative di istituzioni, scuole e associazioni, nell’ambito delle politiche per la promozione del libro e delle lettura, messe in campo da Mibact, quali “Libriamoci”, “Il Maggio dei Libri”, #ioleggoperchè, ma anche rassegne editoriali come “Giovedì in terrazza” a Palazzo Bindi, un’iniziativa del Polo Museale Civico che promuove volumi su temi storici ed artistici abruzzesi, o come “Quid”, rassegna letteraria ed artistica annuale dell’Associazione “Arts Academy”, o anche gli appuntamenti del circolo virtuoso “Il Nome della Rosa”.
Nell’ambito della diffusione e la promozione della lettura quattro panchine letterarie, recanti le citazioni estratte da opere di Gabriele D’Annunzio, Ignazio Silone, Ennio Flaiano e Donatella Di Pietrantonio, sono state donate al Comune di Giulianova dalla Citigas Coop, azienda giuliese che opera sul territorio nel settore del gas metano.
Un’iniziativa fortemente voluta dal Sindaco Jwan Costantini, che si è impegnato nella ricerca di aziende giuliesi che volessero accogliere il progetto.
In mattinata gli operai della ditta hanno provveduto ad installarle in piazza Fosse Ardeatine, alla presenza della Vice Sindaco Lidia Albani, degli Assessori Paolo Giorgini e Giampiero Di Candido, del funzionario dell’Ufficio Tecnico comunale Fabrizio Iacovoni e della Presidente della Citigas Coop Liana Ciccone.
“Un gesto davvero significativo quello della Citigas Coop che, come accaduto con Europa Acciai, ha voluto dare il proprio contributo per regalare alla nostra città un’opera di pregio e riqualificazione – dichiara il Sindaco Jwan Costantini – annunciamo che molto presto verranno installate altre panchine letterarie in città, frutto della generosità di altre virtuose aziende giuliesi”.
“Grazie alla Citigas Coop che, dimostrando attaccamento agli ideali di promozione culturale e turistica della nostra città, le ha fatto dono di queste panchine speciali – dichiara la Vice Sindaco Lidia Albani – che celebrano, attraverso la trascrizione di citazioni estratte da lettere, riviste e testi letterari, quattro grandi autori della nostra letteratura. Un’occasione non solo per veicolare la passione per la lettura ma anche per far conoscere Giulianova sotto il profilo turistico-culturale. Un ringraziamento doveroso va anche al direttore t.s. del Polo Museale Civico Sirio Maria Pomante per la cura del progetto e la scelta degli autori”.
“Un regalo alla città e tutti i giuliesi che amano la lettura – dichiara la Presidente di Citigas Coop Liana Ciccone – incastonato in un angolo letterario che conserverà nel tempo la memoria di alcune delle eccellenze letterarie abruzzesi in Italia e nel mondo, come Gabriele D’Annunzio, Ignazio Silone, Ennio Flaiano e Donatella Di Pietrantonio”.
Di seguito le citazione riportare sulle panchine letterarie:
– Ennio Flaiano (Pescara, 1910 – Roma, 1972): «Caro Scarpitti, adesso che mi ci fai pensare, mi domando anch’io che cosa ho conservato di abruzzese e debbo dire, ahimè, tutto; cioè l’orgoglio di esserlo […] Me ne andai all’età di cinque anni, vi tornai a sedici, a diciotto ero già trasferito a Roma, emigrante intellettuale, senza nemmeno la speranza di ritornarci. Ma le mie “estati” sono abruzzesi, e quindi conosco bene dell’Abruzzo il colore e il senso dell’estate, quando dai treni che riportavano a casa da lontani paesi, passavo il Tronto e rivedevo le prime case coloniche coi mazzi di granturco sui tetti, le spiagge libere ancora, i paesi affacciati su quei loro balconi naturali di colline, le più belle che io conosco. […] questa lettera che mi hai cavato con la tua dolce pazienza non volevo scriverla, per un altro difetto abruzzese, il più grave, quello del pudore dei propri sentimenti. Non farmi aggiungere altro.»
Lettera di Ennio Flaiano all’amico Pasquale Scaltritti, giornalista e letterato abruzzese
– Ignazio Silone (Pescina, 1900 – Ginevra, 1978): «Il destino degli uomini nella regione che da circa otto secoli viene chiamata Abruzzo è stato deciso principalmente dalle montagne […] il fattore costante della loro esistenza è appunto il più primitivo e stabile degli elementi, la natura […] Le montagne sono dunque i personaggi più prepotenti della vita abruzzese, e la loro particolare conformazione spiega anche il paradosso maggiore della regione, che consiste in questo: l’Abruzzo, situato nell’Italia centrale, appartiene in realtà all’Italia meridionale […] E questo perché la storia, che quel carattere ha formato, è stata spesso assai dura, oscura e penosa, in un ambiente naturale quanto mai aspro, tra i più tormentati dal clima, dalle alluvioni, dai terremoti. Il carattere peculiare del vero uomo abruzzese è dunque un’estrema resistenza al dolore, alla delusione, alla disgrazia; una grande e timorosa fedeltà; una umile accettazione della “croce” come elemento indissociabile della condizione umana.»
Ignazio Silone, “Abruzzo e Molise”, Touring Club, 1948
– Gabriele D’Annunzio (Pescara, 1863 – Gardone Riviera, 1938):
[…] Ah sì, le calme de ’l tuo ciel divine
mi fecero poeta,
i sorrisi d’un mar senza confine
là tra la mia pineta:
tra la pineta mia dov’ho passati
i momenti più belli,
dove ho goduti i miei sogni dorati
e i canti de gli uccelli;
dov’io disteso su l’erbetta molle
mille volte piangendo
ho rimirato il sol che dietro a ’l colle
si nascondea fulgendo,
o un nuvolo leggero e luminoso
natante via pe ’l cielo
ne l’ampio plenilunio silenzioso
come un argenteo velo;
dove ho provate voluttà sì strane
i murmuri ascoltando
de’ vecchi pini, a cui da lunge un cane
rispondeva latrando,
o la solenne musica de l’onde
che increspandosi appena
venian soavi a le ricurve sponde
a ribaciar l’arena… […]
Gabriele D’Annunzio, “Al fiero Abruzzo”
– Donatella Di Pietrantonio (Arsita, 1963):
« Per dormire appena un po’, ricordavo il mare. Il mare a poche decine di metri dalla casa che avevo creduto mia e abitato da quando ero piccola a qualche giorno prima. Solo la strada separava il giardino dalla spiaggia, nei giorni di libeccio mia madre chiudeva le finestre e abbassava le tapparelle fino in fondo per impedire alla sabbia di entrare nelle stanze. Ma il fragore delle onde si sentiva, appena attutito, e di notte conciliava il sonno. Me lo ricordavo nel letto con Adriana.»
Donatella Di Pietrantonio, “L’Arminuta”