Teramo, il manicomio ritorna in vita con l’UniTe

Teramo. Un progetto culturale che riporta per certi versi in vita quello che è stato il manicomio di Teramo e che disegna prospettive future di una struttura ormai da troppi anni lasciata all’abbandono.

Il progetto dell’Università di Teramo, “Voci dal Manicomio”, è stato presentato questa mattina nell’aula tesi di Scienze Politiche, alla presenza, tra gli altri, del Rettore Luciano D’Amico, del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini e di Annacarla Valeriano, che nello studio di ciò che è stato il manicomio ci ha messo tutta se stessa (è ricercatrice della Fondazione).

Il progetto si pone come obiettivo il recupero, la valorizzazione e la divulgazione delle memorie del manicomio di Sant’Antonio Abate. Un percorso scientifico ricostruito tramite le testimonianze di chi, nel manicomio, ci è stato davvero (alcune da brividi) e grazie alle 22mila cartelle cliniche custodite nell’archivio storico, che sono state alla base di “Ammalò di testa. Storie dal manicomio di Teramo” di Annacarla Valeriano. “Per non commettere più certi errori”, ha spiegato la ricercatrice.

Nella struttura teramana non sono stati internati solo coloro che, si pensava, avessero disturbi mentali, ma anche persone considerate socialmente pericolose nel periodo fascista.

IL RIUSO. E’ stato lo stesso Giovanni Legnini ad esortare il sindaco Maurizio Brucchi, presente anche lui alla presentazione del progetto, a far qualcosa di concreto per il recupero della struttura. “Ormai se ne parla da troppi anni”, ha affermato il vicepresidente del CSM. Il progetto universitario include una proposta, quella di recuperare una porzione del complesso per realizzare al suo interno un centro di documentazione di storia della psichiatria.

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