Teramo. E’ uno dei principali e più apprezzati autori della cinematografia ed ha lavorato al fianco di grandi autori del cinema italiano, da Valerio Zurlini a Marco Ferreri, da Liliana Cavani a Michelangelo Antonioni, da Dario Argento a Ettore Scola a Nanni Moretti.
Ma si è fatto apprezzare molto anche all’estero, in Europa, soprattutto in Francia, con registi come Maurice Pialat e Francis Veber, e anche negli Stati Uniti dove è diventato il braccio destro di Barbet Schroeder dopo la morte di Nestor Almendros. Si tratta di Luciano Tovoli, direttore della fotografia, al quale la Giuria del 16° Premio Internazionale per la Fotografia Cinematografica “Gianni Di Venanzo” di Teramo ha deciso di assegnare l’ Esposimetro d’oro alla Carriera. Sarà lo stesso direttore della fotografia a ritirare il riconoscimento nel corso della cerimonia di premiazione che si terrà a Teramo, nel Cine Teatro Comunale, sabato 29 ottobre.
Nella sua lunga carriera, Tovoli ha vinto numerosi riconoscimenti: due Nastri d’Argento, per il film Professione: reporter (1976) di Michelangelo Antonioni e per Splendor (1989) di Ettore Scola; un David di Donatello per Il viaggio di capitan Fracassa (1991) di Ettore Scola; il Premio OICIC alla Mostra del Cinema di Venezia per il film Che ora è? (1989) di Ettore Scola; il Premio Da Vinci per Titus (2001) di Julie Taymor al Festival di Palm Springs. Inoltre ha ricevuto premi alla carriera ai festival di Montecatini (2004) e Foggia (2007).
Esperto comunicatore, Tovoli è stato tra i più attivi divulgatori dell’importanza del ruolo del direttore della fotografia nel cinema curando gli incontri internazionali a L’Aquila (dove insieme a Gabriele Lucci ha istituito nel 1992 il Premio Nestor Almendros per la fotografia cinematografica, all’interno dell’Istituto Cinematografico dell’Aquila “La Lanterna Magica”), e fondando nello stesso anno, quale presidente AIC in carica, la IMAGO, la Federazione Europea dei direttori della fotografia.
Luciano Tovoli, come scrive il critico cinematografico Stefano Masi, Presidente della Giuria del Premio Di Venanzo, nel suo Dizionario mondiale dei direttori della fotografia, Le Mani, 2009, è “cineasta d’ispirazione realista, un fermo sostenitore dell’autenticità della luce sul set…Con l’intenzione di incontrare Zavattini approdò a Roma…dove seguì i corsi del Centro Sperimentale. Qui ebbe come compagni di studio, tra gli altri, Gabriel Garcia Marquez e Manuel Puig, ma si legò soprattutto a Nestor Almendros”.
Nel 1960 collabora alla realizzazione del primo lumgometraggio del documentarista Vittorio De Seta Banditi a Orgosolo (1961)
Dopo i primi importanti lavori, alla fine degli anni Sessanta, che lo imposero per la sua indipendenza dalla tradizione e dalle pratiche del mestiere, come uno dei direttori della fotografia più vicini ai nuovi autori, “…furono le immagini di Professione: reporter, antiretoriche e moderne, a rendere universalmente apprezzato il talento di Tovoli…”. Poi fu scritturato anche dal regista Marco Ferreri per due film dalle potenti suggestioni visive, interpretati entrambi da Gerard Depardieu, L’ultima donna (1976) e Ciao maschio (1978), che gli aprirono definitivamente le porte del cinema francese.
In quegli anni illuminò con spartana sobrietà cromatica il film Il deserto dei tartari (1976) di Valerio Zurlini. Stile completamente diverso per la sua collaborazione con Dario Argento per il quale realizzò la fotografia di Suspiria (1977), Inferno (1980) e Tenebre (1983).
Dopo il suo esordio da regista con L’armata ritorna (1983), un film raffinato e di gusto francese, illuminò il film della piena maturità di Nanni Moretti, Bianca (1984).
Negli anni Ottanta Tovoli spostò all’estero la sua attività, in Italia aveva conservato una sola solidissima collaborazione con Ettore Scola che amava i direttori di fotografia di scuola francese. Tovoli realizzò le immagini e le luci dei film della nuova stagione di Scola, quella caratterizzata dalla vena malinconica di Massimo Troisi, da Splendor a Che ora è? a Capitan Fracassa.
Negli anni Novanta, grazia alla collaborazione con il regista Barbet Schroeder, gira negli Stati Uniti una serie di cupi e mirabili thriller. Il primo fu Il mistero Von Bulow (1991), passatogli dal vecchio amico, gravemente malato, Nestor Almendros.
Ma il più celebre dei film fotografati da Tovoli all’estero è una commedia francese, La cena dei cretini (1998), che esibisce una fotografia particolarmente raffinata rispetto agli standard della commedia. Per il regista Francis Veber firmerà anche L’apparenza inganna (2000) e Sta zitto…non rompere (2002).