Un volume per ricordare quanto male è stato commesso in un passato non troppo lontano. Sarà presentato giovedì 21 aprile, alle 10.30, nell’Aula 6 della Facoltà di Scienze politiche, l’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia (settembre 1943- maggio 1945) frutto di una ricerca promossa dall’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI) e dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), che ha coinvolto 60 istituti e 122 studiosi, fra i quali anche alcuni ricercatori dell’Università di Teramo.
La ricerca, finanziata dal “Fondo italo-tedesco per il futuro”, con il quale il Governo della Repubblica Federale Tedesca sostiene iniziative tese a valorizzare la storia e la memoria dei rapporti fra i due Paesi nel corso del conflitto, ha censito oltre 5 mila episodi di violenza nazifascista contro la popolazione italiana tra il 1943 e il 1945, di cui 359 in Abruzzo, regione che registra 903 morti.
L’Atlante delle stragi naziste sarà presentato nel corso del seminario Stragi e guerra ai civili in Abruzzo (1943-1944), organizzato dalla Facoltà di Scienze politiche in collaborazione con l’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea.
Dopo i saluti del rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico e del preside della Facoltà di Scienze politiche Enrico Del Colle, i lavori saranno introdotti da Pasquale Iuso e coordinati da Maddalena Carli, entrambi docenti di Storia contemporanea dell’Ateneo di Teramo.
Interverranno Enzo Fimiani, del Comitato scientifico nazionale Atlante, che presenterà il progetto, Ilaria Del Biondo, dell’Università di Teramo, che illustrerà i risultati della ricerca in Abruzzo, Nicola Palombaro, del Coordinamento regionale Atlante, che terrà una relazione dal titolo “Kommandobefehl. Caccia agli stranieri e massacri di civili”, Alessia D’Innocenzo e Claudia Piermarini, del Gruppo regionale di ricerca Atlante, che interverranno rispettivamente su “L’antifascismo teramano dall’Armistizio a Bosco Martese” e “Dalla formazione delle bande partigiane alla liberazione”.