Teramo. Nel pomeriggio di ieri, giorno della Befana, alcuni migranti hanno fatto visita ai bambini ricoverati in ospedali o accolti nelle comunità-alloggio.
Mascherati da aiutanti della Befana, hanno regalato delle calze colme di dolci da loro stessi confezionate negli SPRAR (Il Sistema di Protezione Richiedenti asilo e Rifugiati) di Teramo e Roseto degli Abruzzi. È l’atto finale del progetto “Accogli…Amo la Befana” promosso dalla cooperativa sociale Domus Caritatis in collaborazione con i Comuni di Teramo e Roseto degli Abruzzi. L’iniziativa è nata dalla volontà degli stessi ospiti di continuare quel percorso d’integrazione sociale intrapreso con il progetto “Io Aiuto”, grazie al quale sono state regalate alla sede locale dell’UNICEF alcune pigotte fatte dai migranti degli SPRAR di Teramo e Roseto degli Abruzzi.
I beneficiari di “Accogli…Amo la Befana” sono stati in tutto una quarantina di persone che, durante due laboratori creativi guidati, hanno realizzato le calze da donare ai bambini. Nelle due giornate di lavoro i volontari di Domus Caritatis hanno spiegato loro i significati della festività dell’Epifania e la leggenda della Befana, oltre a supportarli in tutte le fasi della lavorazione artigianale.
Nel giorno dell’Epifania, dunque, queste originali befane hanno fatto visita al reparto di Pediatria dell’ospedale Mazzini di Teramo, alla comunità-alloggio per minori “Quadrifoglio” di San Nicolò a Tordino, alla comunità-alloggio per minori “I Girasoli” di Montepagano e allo SPRAR Roseto degli Abruzzi.
Il progetto “Accogli…Amo la Befana” è frutto degli sforzi di Domus Caritatis di accompagnare i migranti in un percorso sociale che li aiuti a passare dalla condizione di “essere aiutati” a quella di “donare aiuto”. E lo svolgimento di attività pratiche accanto al personale di Domus Caritatis risponde proprio a questo fine, consentendo anche il rafforzamento del rapporto di fiducia fra migranti e operatori che condiziona, ampiamente, la loro capacità di farsi sostenere e orientare.
L’iniziativa ha avuto tra gli obiettivi anche la sensibilizzazione bilaterale, intesa come sensibilizzazione della cittadinanza e sensibilizzazione dei beneficiari verso i diritti dei bambini, la percezione simbolica del dono come segno di affetto e solidarietà e, infine, lo sviluppo dell’empatia e del piacere di fare per donare.
Come disse a suo tempo don Andrea Gallo, “io vedo che, quando allargo le braccia, i muri cadono. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri”. E questo è proprio una di quelle iniziative promosse per gettare un ponte fra le due sponde del fiume.