Il gruppo di ricerca di fisica spaziale, ha eseguito la prima analisi globale di un’eruzione solare: tale studio riveste particolare importanza perché fornisce nuovi dati per la creazione di un modello previsionale su cui il gruppo dell’Università dell’Aquila, sotto la guida del Dottor Mirko Piersanti, sta lavorando in collaborazione con l’INGV di Roma, il CNR di Firenze e con la NASA, che potrebbe fornire un preavviso di 24-36 ore sulla formazione e sull’intensità delle correnti ionosferiche, prevenendo possibili danni alle centrali elettriche e alle comunicazioni satellitari.
“La vita sulla Terra è garantita anche grazie al campo magnetico che la circonda (magnetosfera), che, come uno scudo, ci protegge dal vento solare, un flusso di particelle cariche proveniente dal sole che viaggia a più di 400 km/s. In assenza della magnetosfera, infatti, il vento solare sarebbe in grado di spazzerebbe via la nostra atmosfera rendendo di fatto il pianeta non abitabile”, è spiegato in una nota dell’Università del capoluogo abruzzese.
“Circa un anno e mezzo fa, in un periodo di particolare attività del Sole, una eruzione solare (CME) ha temporaneamente compromesso la capacità dello scudo, producendo un indebolimento transitorio. In quell’occasione la nostra magnetosfera è stata compressa dal vento solare, indebolita in molti punti, e la radiazione solare ha potuto fare breccia”.
Il gruppo di ricerca in Fisica Spaziale dell’Ateneo aquilano ha eseguito la prima analisi globale degli effetti che questo CME ha provocato sul nostro pianeta. I risultati di questa analisi sono stati pubblicati in un numero speciale della prestigiosa rivista “Solar Physics”. L’analisi ha coperto tutti i possibili aspetti dell’evento di un anno fa: dallo studio della regione attiva sul Sole, alla sua propagazione nello spazio interplanetario, fino alle conseguenze del suo arrivo sulla Terra. In particolare, la ricerca, prima nel suo genere, ha mostrato come quel giorno, una gigantesca nube di plasma sia stata espulsa dalla corona solare e abbia colpito la magnetosfera alla velocità di circa 2,5 milioni di chilometri all’ora (circa 700 km/sec). Il fenomeno ha causato diversi blackout dei segnali radio in molti Paesi, in particolare a elevate latitudini del Nord e Sud America, generando anche eccezionali aurore boreali.
I ricercatori Italiani, grazie a una serie di modelli elaborati sui dati dei satelliti GOES, hanno scoperto che la magnetosfera ha subìto una profonda trasformazione in alcuni punti, del tutto inaspettati e imprevedibili. I modelli hanno, infatti, suggerito che l’impatto del vento solare è stato così violento da causare una grave compressione della magnetosfera, che si è ridotta da circa 11 volte il raggio della Terra a sole 4 volte. Lo scudo magnetico è stato così tanto indebolito da permettere alle radiazioni e ai raggi cosmici di raggiungere la superficie terrestre. Questo anomalo flusso di particelle di origine solare ha generato in ionosfera, soprattutto ad alte latitudini, dei nuovi sistemi di correnti che hanno portato gravi problemi nelle comunicazioni e una serie di black-out.
Grazie ad un modello sviluppato proprio dal Dottor Piersanti, questa ricerca è stata in grado di calcolare l’intensità di queste correnti in tutto il globo.