Emozioni di celluloide, mondi vicini e lontani, popoli, luoghi, tradizioni, discrete e silenziose escursioni nell’avvincente e incantevole spettacolo della natura. Queste le merci preziose trasportate dalla carovana del Festival interazionale del cinema naturalistico ed ambientale, che dall’8 al 20 agosto attraverserà l’Abruzzo dal Gran Sasso al mare facendo tappa a Montereale (8, 9,10 agosto ) Castelvecchio Subequo (12,13, 14 agosto) Teramo (16, 17, 18 agosto), e infine Tortoreto per la grande serata di gala e premiazione del 20 agosto.
Sono oltre 30 i documentari proposti quest’anno. Doveroso cominciare nella breve rassegna dai piccoli grandi capolavori del regista palermitano Vittorio De Seta, premiati a Venezia e Cannes, e che raccontano il sud delle tonnare e delle miniere di zolfo, dei contadini e dei pescherecci. “Ho conosciuto questo mondo con l’anima – racconta il maestro De Seta – e ho assunto nella mia mentalità il ritmo della semina e della festa.”. E si può proseguire con i documentari dall’alto valore scientifico e tecnico di Marco Leopardi ed Eugenio Manghi. E ancora con l’Abruzzo intimo e segreto di Alessandro di Federico, con i ghiacciai del Karakorum esplorati da Massimiliano Sbrolla, con i pigmei che vivono al ritmo del respiro delle foreste, raccontati con grande discrezione da Maurizio Felli, con gli incantati ecosistemi acquatici spiati dalla telecamera di Daniele Cini. Ampia poi la rassegna proposta quest’anno dal Festival di documentari a firma di autori spagnoli,e in lingua originale, grazie a cui è possibile osservare da vicino formiche operaie che catturano altre formiche per schiavizzarle, uova azzurre con cui le femmine degli uccelli possono comunicare ai maschi la qualità del proprio stato di salute, le straordinarie strategie di sopravvivenza degli invertebrati, pastori che sono scesi a patti con i lupi ma nulla possono contro la burocrazia, fiumi colorati dal veleno e che lentamente muoiono, il deserto del Sahara, quando era un ricco giardino abitato da animali inimmaginabili.
Dieci documentari saranno in concorso e si contenderanno l’oramai prestigioso Gufo, realizzato dagli artigiani della ceramica di Castelli. Il presidente della giuria Marcello Ramognino fissa, uno dei criteri che sarà alla base della scelta: ” Prendete la poesia di Ungaretti “M’illumino d’immenso”. Se ci ragioni, quante cose ti dice? Così dovrebbe essere il documentario: lungo quanto basta a farti dire: “Capperi, è già finito?”
Particolarità del Festival abruzzese, caso quasi unico in Italia, nato e crescuito grazie alla caparbia determinazione del direttore e regista Riccardo Forti, come accennato, è il suo carattere itinerante. In questi anni, e con pochi mezzi, è riuscito a far tappa in decine di piccoli borghi dell’Appennino abruzzese, facendo rivivere per una sera la magia del vecchio cinema in piazza, quando dalle case si usciva ciascuno con la sedia di paglia, e ci si emozionava tutti insieme davanti ad un grande schermo.
” Questo Festival – spiega ancora Marcello Ramognino – è come portare la montagna a Maometto. Nelle piazze dei paesi d’Abruzzo i documentari raccolgono persone che sono tutte attente a quello che, insieme, vedono passare sullo schermo. Ne discuteranno, esprimeranno pareri diversi e anche contrastanti. Nessuno di loro, dopo le proiezioni, uscirà laureando in etologia, biologia, o scienze ambientali. Avranno comunque discusso di una cosa che porteranno come una conoscenza in più.”.
Il Festival proporrà poi talk show televisivi in piazza con ospiti politici e personalità del mondo della cultura, del cinema e dell’ambiente. Questi i temi del confronto: ”La tutela del paesaggio appenninico” il 9 agosto a Montereale; la ”Spedizione Earth Mater in Himalaya” il 12 agosto a Castelvecchio Subequo, ”Clima e energia sostenibile” il 18 agosto a Teramo.
Altro protagonista del Festival sarà il giornalista Osvaldo Bevilacqua, conduttore della trasmissione Rai ”Sereno Variabile”, che da molti anni collabora a titolo di amicizia con il Festival e che quest’anno ha assicurato la conduzione della serata finale di premiazione.
Questi i premi che saranno assegnati: Premio alla carriera, il Premio Iams (International association for Media in Science) al documentario di maggior valore scientifico. E ancora il Premio del pubblico, quello della giuria, il Premio al Divulgatore Scientifico e il Premio Natura e Ambiente, riservato a quelle nazioni che hanno diffuso la conoscenza del loro territorio.
Il Premio Cinema Pro- natura sarà assegnato alla Spagna per l’importante lavoro di sensibilizzazione realizzata con i documentari spagnoli, protagonisti di questa edizione del Festival. Un modo questo anche per conoscere, da un punto di vista meno turistico e più naturalistico, la bellezza di un’altra nazione oltre che della propria.
” Il documentario ambientale – conclude Riccardo Forti, direttore del Festival – è un genere di nicchia, nell’era televisiva e dei reality. Eppure occorre riflettere sul fatto che il cinema è nato come documentario, con l’ ”Arrivo del treno” dei fratelli Lumiere. Semplicemente, insomma, un documentario sull’arrivo in stazione di un treno a vapore. E il documentario ambientale nella sua essenza è appunto uno stupirsi del mondo o meglio dello sguardo sul mondo. Un prestare attenzione, un’incuriosirsi, un allargare gli orizzonti, che è la condizione per poter poi amare, o almeno rispettare la natura, i suoi fragili ecosistemi, la sua bellezza. Ed è questo il messaggio che vogliamo disseminare lungo il cammino del nostro Festival”.