L’Aquila. “Signore io continuo a pregarti per tutti coloro che non hanno il lavoro. E sono tanti. Ma oggi voglio pregarti in particolare per coloro che rischiano di perdere il lavoro. E anche questi sono tanti. Abbiamo fatto tante analisi, tanti convegni, tante ricerche, tante leggi? ma il lavoro diventa sempre più incerto o, come si dice oggi, con un aggettivo orribile, precario!. Sono le parole dell’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, scritte nel quindicinale diocesano “Vola” in uscita domani. “E’ una parola – spiega – orribile perché quando il lavoro è precario anche il futuro diventa incerto, precario appunto! Come fanno un padre e una madre di famiglia a pensare con serenità al futuro della loro famiglia se il lavoro non è più sicuro? Come fanno i giovani ragazzi e ragazze, a pensare a formarsi una famiglia se non hanno un lavoro sicuro? Signore, dacci oggi il nostro lavoro quotidiano. Il lavoro che genera sicurezza – rileva l’arcivescovo – è anche la garanzia che i diritti e la dignità di ogni persona vengono rispettati. Signore, dacci allora il nostro lavoro quotidiano. Lo Stato non riesce ad assicurare il lavoro a tutti (anche se è un diritto di tutti). Non ci riescono i sindacati (che cominciano a riconoscere alcuni loro errori!). Non ci riescono neppure le imprese, grandi e piccole. Hanno loro stesse tanti problemi e tante difficoltà! Eppure, Signore, Tu hai fatto un mondo dove c’è posto per tutti, dove c’è lavoro per tutti. Hai fatto un mondo destinato a diventare una famiglia. E noi l’abbiamo ridotto ad una accozzaglia di gente l’una contro l’altro armata. L’abbiamo ridotto ad un cumulo di egoismi, dove chi ha più soldi e più potere, riesce quasi sempre a prevalere sugli altri. Un mondo dove comandano le multinazionali, i violenti, i bugiardi (e le mafie di tutti i colori!). Sembra che per i miti, i poveri, le persone che desiderano vivere fino in fondo la loro umanità e la loro libertà, non ci sia piu’ posto! Signore, liberaci da questo disordine da noi stessi creato. Venga il Tuo Regno di pace, di giustizia e di amore. E soprattutto dacci il nostro lavoro quotidiano. Dal lavoro – conclude Molinari – può rinascere una nuova civiltà. Ascoltaci, o Signore”.