Sono tantissime le persone che, ogni giorno, decidono di acquistare online o presso store fisici semi di marijuana per iniziare a coltivare in contesto casalingo per hobby. I semi autofiorenti hanno acquisito grande popolarità negli ultimi anni per via della loro gestione semplice, adatta anche ai principianti. Introdotti sul mercato su larga scala all’inizio del terzo millennio, sono il punto di partenza per la crescita di piante non fotoperiodiche e che richiedono poche cure.
Quando si chiama in causa la coltivazione di cannabis autofiorente, è naturale farsi domande sulla gestione ottimale della luce. Sì, è un interrogativo che ha senso: anche se, rispetto alle piante fotoperiodiche, le autofiorenti crescono sulla base dell’età e non del ciclo di luce, l’illuminazione ha comunque un ruolo nodale. Scopriamo, nelle prossime righe, qualche dritta pratica per gestirla al meglio.
Le piante di cannabis autofiorenti non sono strettamente dipendenti dai cicli di luce come le fotoperiodiche in quanto sono ibridi che contengono la varietà ruderalis. Originaria della Siberia, una zona del mondo notoriamente caratterizzata da un clima rigido, cresce a seguito di inverni a dir poco freddi ed è contraddistinta da una sorta di orologio interno che regola le diverse fasi del ciclo di esistenza, da quella vegetativa fino a tutte le successive.
Chiarito questo aspetto e ricordando ancora una volta che, anche se non sono fotoperiodiche, le piante di cannabis autofiorente richiedono un’attenzione alla gestione della luce. Sono diversi i cicli a cui fare riferimento. Ecco i principali:
Esiste un altro schema da considerare quando si parla di gestione dell’illuminazione della cannabis autofiorente. Si tratta del ciclo 12/12. Questo approccio è considerato il gold standard per le piante di cannabis fotoperiodica. Nonostante ciò, diversi coltivatori scelgono di utilizzarlo anche quando hanno a che fare con le autofiorenti. Come mai? I vantaggi sono diversi. Viene innanzitutto considerato un approccio particolarmente efficace in fase di fioritura. Il ciclo 12/12 di illuminazione delle piante di cannabis autofiorente è apprezzato anche perché, nel corso dei mesi autunnali e sul finire dell’estate, è quello che più si avvicina all’avvicendarsi naturale del giorno e della notte.
Scelto anche per via del risparmio in bolletta – rispetto al 24/24 non c’è oggettivamente paragone – questo ciclo di luce è utilizzato anche da chi punta a mantenere il massimo della freschezza negli spazi di coltivazione.
I detrattori chiamano invece in causa aspetti come l’impossibilità di coltivare, nella medesima growroom, piante di dimensioni maggiori. Inoltre, il ciclo 12/12 è spesso associato a rendimenti inferiori.
Concludiamo con un cenno allo spettro luminoso. Quello giusto dipende dalla fase. Nel corso di quella vegetativa, è meglio ricorrere a lampadine a luce blu. Durante la fioritura, invece, l’optimum sono quelle a luce rossa. Questi ultimi sono particolarmente vantaggiosi per quanto riguarda la produzione delle cime. Stimolano inoltre l’allungamento delle piante – durante la fase vegetativa è invece meglio limitarlo – e sono preziosi per quanto riguarda la produzione di infiorescenze compatte.