Gli schemi, di cui la società odierna abusa, sono utili per intraprendere un cammino sapendo a priori dove ci porterà tuttavia può succedere che, strada facendo, si incontri qualche “sentiero” alternativo interessante; bene, bisogna esplorarlo, ce l’abbiamo nel corredo genetico quindi dobbiamo farlo e se non dovesse portare a nulla si potrebbe sempre tornare indietro riprendendo l’autostrada della certezza quindi……
Solita location (Villa S.Angelo), soliti degustatori ed insoliti vini bianchi appunto al di fuori degli schemi!
Iniziamo con un moscato giallo altoatesino “secco” proveniente dal “paesotto” di Sand (BZ) sito a 400 m. di alitudine il cui nome significa sabbia e si riferisce alla composizione del suolo e parliamo di sabbie moreniche cioè derivanti da accumulo di morene (detriti rocciosi trasportati da un ghiacciaio) che nutrono a dovere la vite, drenano l’acqua in eccesso e fanno sì che le uve quindi i vini che verranno abbiano una elevata acidità il che assume molta importanza dato che il moscato giallo (da muscum cioè muschio) è un vitigno aromatico!
L’acidità provoca secchezza nel vino che bilancia la percezione del fruttato evitandone la stucchevolezza; se impiantaste lo stesso vitigno in abruzzo, non otterreste lo stesso prodotto!
Al naso è seducente ed in bocca prevale un bell’agrumato con note di noce moscata fino alla sapidità finale cosa rara nei vitigni aromatici; stiamo parlando di un vitigno poco diffuso (da non confondere col moscato d’Asti, il moscato D’Alessandria ed il moscato bianco di Noto) di origini Siriane (Sirio) giunto in Italia via Grecia per merito della repubbilca marinara di Venezia che per quasi 1000 anni ha prodotto scambi di cultura! Il moscato giallo Sand della cantina cooperativa Colterenzio sita a Cornaiano (BZ) nei pressi del castello di Firmiano (oggi museo della montagna Reinhold Messner) è un vino fruttato ed elegante acquistabile a 10 euro in enoteca; è stato il vino con maggior gradimento della serata (12,2) e la chef Flavia l’ha abbinato ad un “Ricordo d’Infanzia, pane al farro e crema di manzo”!
Per il secondo vino, ci spostiamo in Irpinia ma non per i “soliti” fiano, greco di tufo, falanghina bensì per un aglianico; obietterete che è un vitigno a bacca rossa! Vero ma Piero Mastroberardino (ultimo erede di una dinastia di viticoltori dal 1878) ha pensato di vinificarlo in bianco con le moderne tecniche di vinificazione chiamandolo “NERO A META'” nome che fa comprendere la natura del vino ma che è anche un riferimento ad un grande cantautore campano: Pino Daniele; chi non ha mai ascoltato il suo album Nero a metà ……….. ha vissuto una vita a metà!
E’ un vino di soli 12,5 gradi NON aromatico che si distingue per la mineralità e longevità; d’altronde, con un suolo costituito da tufo (terreno di medio impasto contenente un vasto spettro di minerali) e roccia lavica non sarebbe potuto essere diversamente! E’ un vino unico, sicuramente al di fuori degli schemi quindi non codificabile ed in grado di reggere arditi abbinamenti con un costo in enoteca di euro 13,80. L’abbinamento gastronomico è stato tacchino e lardo flambato al burro di arachidi e lime! Il punteggio di 9,2 (un pò basso) non rende giustizia a questo vino!
Col terzo vino risaliamo l’Italia per fermarci in Toscana, nella sua parte nord confinante con la Liguria (provincia di Massa zona della doc colli del candia)) esattamente sulla collina di Montepepe distante 5 km. dal Tirreno! Il terroir di questa zona è meraviglioso:sotto la terra color rosso-bruno troviamo dolomie (roccia sedimentaria ricca di sali di magnesio) e metarenarie (arenarie più compatte) che drenano e nutrono la vigna ed al di sopra il salmastro del vicino mar Tirreno si unisce alla flora circostante costituita da pino marittimo, cerro, quercia da sughero e corbezzolo (pianta da frutto)! Tutti i complessi profumi emanati da questa flora autoctona attecchiscono sulla buccia dell’uva e si riconoscono nel vino assieme al “sapore” dato da lsottosuolo! Il Montepepe bianco in vendemmia 2013 è un vino tanto sconosciuto quanto interessante e con soli 13 gradi riesce a stupire anche con la struttura; l’autoctono vermentino (è di origine ligure-tirrenica e non spagnola) esprime al massimo il carattere del territorio di origine con la costante del finale ammandorlato ed è impiegato al 70% mentre il 30% rimanente è costituito dal viogner (vitigno originario del Rodano settentrionale a sud-est di Lione) ben presente in Italia con i suoi 1078 ettari di cui 200 in Toscana che dona al vino un fruttato mai stucchevole di mandarino e pesca! Tutti questi profumi ed aromi sono seguiti da un sapore devastante ed un finale interminabile! Il prezzo in enoteca è di 16,50 euro e Flavia l’ha abbinato con un “bacio al latte ai sentori del sottosuolo appenninico” in chiave poetica, raviolo al tartufo ripieno di burrata in chiave “volgare” (sì, esiste davvero una location così dalle parti nostre)! Il gradimento del vino è stato di 10,6 punti……per quello del piatto ci sarebbero volute tre cifre prima della virgola!
L’ultimo vino è un archètipo di un vitigno oramai molto popolare in Abruzzo: il pecorino, qui in versione Val Vibrata esattamente Torano Nuovo, splendido borgo in provincia di Teramo quasi al confine con le Marche! Il pecorino “Nubile” di Guido Strappelli ( un tipo che quasi parla con la sua vigna) è un vino vendemmia tardiva, biologico, ha 15,5 gradi alcolici ma anche tanta acidità necessaria per creare un bell’equilibrio in bocca; giallo dorato con riflesso verdolino (il vero pecorino deve averlo) è un vino “appagante” che va degustato con pietanze importanti ed a piccole dosi tanto è “tanto”! Prodotto solamente in annate perfette climaticamente (soprattutto senza muffe in vigna), l’abbiamo degustato in vendemmia 2015 (quella precedente era stata 2007) ed abbinato ad un vitello tonnato denominato ” E’ tonnato il vitello” dalla “premiata ditta” Esposto! Il prezzo in enoteca di euro 15 ripaga solo in parte la mole di lavoro necessaria per “crearlo” incluse le ansie per i sempre più frequenti acquazzoni pre-vendemmia! Il punteggio conseguito di 10,2 è ottimo data l’elevata struttura e grado alcolico che ne limitano l’abbinabilità. Alla serata ho invitato il produttore Guido Strappelli (senza dirgli che tra i vini in degustazione alla cieca ci fosse il suo nubile) che ha apprezzato tutti i vini (specie il Montepepe) ma quando ha assaggiato il nubile (bottiglia rigorosamente coperta), trascorsi 10 secondi, l’ha riconosciuto!
Gli ho chiesto come avesse fatto data la “confusione ” regnante in bocca dopo i 3 vini precedenti; la risposta ” un padre non può non riconoscere il proprio figlio” mi ha fatto accapponare la pelle! C’è ancora qualche viticoltore che “vive” la vigna, trattandola come un organismo vivente qual’è…… uno di questi è Guido Strappelli ma ne ho scovato un altro di cui parlerò nel prossimo articolo! Come vino da dessert ho scelto il vermouth ambrato di Mancino (piemonte), una versione leggermente dolce e molto consistente che ci fa meditare sui “falsi vermouth” che troviamo in giro; ci vorrebbe una serata vermouth per comprendere le potenzialità di questo vino fortificato ed aromatizzato alle erbe e spezie inventato da Giuseppe Carpano nel lontano 1786 a Torino!
Chiusura con un gin che amo definire un distillato d’erbe di alta montagna; la Val D’Aosta è il luogo da cui provengono le erbe (Saint-Marcel) e l’acqua (sorgente acqueverdi) di questo gin alpino prodotto dalla distilleria La Valdotaine i cui profumi ed aromi ci hanno sedotto i sensi! Prima liscio e poi alla Stefano Esposto, esperto conoscitore del mondo gin ed organizzatore di cene gin-gastronomiche da oltre 10 anni! Bella serata……..al di fuori degli schemi! Alla prossima.
Stefano Grilli – Enoteca Saraullo – Tortoreto – tel 0861787751