La decisione, ventilata alcune settimane fa, diventerà operativa dal lunedì prossimo e imporrà il controllo dei documenti anche ai cittadini europei in transito nel paese dei tulipani
La decisione era stata anticipata nel settembre scorso, quando la ministra olandese per l’Immigrazione, Marjolein Faber, dopo aver ricevuto l’approvazione del governo, ha annunciato in un comunicato stampa la nuova politica sugli ingressi dei Paesi Bassi. In seguito ha inviato una lettera alla Commissione europea annunciando che il governo di destra, guidato dal Partito per la libertà, è intenzionato a prendere le distanze dal Patto Ue sulla migrazione e l’Asilo dei rifugiati.
L’area Schengen è una zona di libera circolazione senza controlli alle frontiere interne, istituita il 14 giugno 1985 con l’accordo che prende il nome dall’omonima cittadina lussemburghese in cui venne sottoscritto da Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi. Lo spazio Schengen, nel corso degli anni, si è notevolmente allargato ed è attualmente composto da 26 paesi, di cui 22 membri dell’Unione europea e quattro non membri (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).
La fine di un’era
Probabilmente in pochi se ne sono resi conto, forse perchè non se ne era a conoscenza, ma il trattato di Shengen, per la libera circolazione dei cittadini europei tra una nazione e l’altra, sta venendo meno in alcuni paesi europei. Uno dei capisaldi dell’Europa unita sta crollando per motivi di sicurezza interna o di politica sull’immigrazione, che però non erano stati tirati in ballo come motivazione neanche dopo i terribili famosi attentati di Parigi e Bruxelles del 2015 e 2016. Dopo la Norvegia infatti, anche i Paesi Bassi hanno annunciato l’introduzione di nuovi controlli alle frontiere. L’11 novembre scorso, la Commissione europea ha ricevuto una notifica dalle autorità olandesi riguardante la reintroduzione dei controlli alle frontiere dal 9 dicembre fino all’8 giugno 2025.
In pratica, anche i cittadini appartenenti all’area Schengen saranno soggetti al controllo documenti e a possibili controlli più accurati dei bagagli al seguito. Una decisa accelerazione da parte del governo olandese, forse anche figlia dei gravissimi disordini accaduti nella notte tra il 7 e l’8 novembre scorso ad Amsterdam al termine dell’incontro di calcio tra l’Ajax e il Maccabi Tel Aviv. I tifosi israeliani sono rimasti vittime di un’autentica caccia all’uomo da parte di presunti militanti filopalestinesi, conclusa con decine di tifosi ospiti all’ospedale e 62 persone arrestate, tanto da costringere il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, a organizzare un ponte aereo per rimpatriare in tutta fretta i propri compatrioti.
Una decisa stretta sugli ingressi
Ma la misura adottata, che diventerà operativa dal prossimo lunedì, è stata presa soprattutto per contingentare e controllare meglio gli ingressi nel paese, che ha visto la recrudescenza di immigrazione clandestina e traffico di esseri umani. “Questo governo mira a ridurre drasticamente il volume dell’immigrazione nei Paesi Bassi, al fine di continuare ad adempiere ai nostri doveri costituzionali, fornire alloggi pubblici, assistenza sanitaria e istruzione”, aveva scritto Faber nella lettera inviata al parlamento europeo propedeutica a chiedere una deroga alle regole Ue.
La misura è l’ultimo sforzo del governo di destra di rafforzare i controlli sull’immigrazione in un contesto di crescente sentimento anti-stranieri in tutta Europa, soprattutto alla luce dei recenti fatti accaduti proprio nei Paesi Bassi e la situazione politica europea e mondiale che stiamo vivendo. Secondo la legge, gli Stati membri sono autorizzati a reintrodurre temporaneamente i controlli alle frontiere interne dell’UE in caso di una minaccia seria, come quella alla sicurezza interna. Ma afferma anche che i controlli alle frontiere dovrebbero essere applicati come ultima risorsa in situazioni eccezionali ed essere limitati nel tempo. La decisione adottata prevede anche una misura retroattiva e verranno rivalutate molte delle posizione adottate nel recente passato sulla concessione di asilo politico soprattutto per persone provenienti da zone considerate ad alto rischio.