Sono loro i vincitori della 25esima edizione del Premio nazionale di letteratura naturalistica “Parco Majella”, la cui cerimonia finale è andata in scena sabato sera in Piazza Madonna del Carmine ad Abbateggio.
Gli altri riconoscimenti assegnati sono il Premio speciale della giuria, uno andato a Sandro Locari per l’opera Il leopardo dagli occhi di ghiaccio (Laterza e figli) e uno a Stefano Montello per l’opera Il tempo delle erbacce (Forum Editrice Universitaria Udinese), il Premio speciale Direzione artistica a Laura Donadoni per l’opera Custodi del vino (Slow Food Editore), la Medaglia del Senato a Luigina Mortari, il Premio alla carriera al giornalista Paolo Castignani, il Premio speciale Associazione Alle falde della Majella a Gian Domenico Mazzoccato ed il Premio speciale Presidente del Premio a Stefania Pisanti e Francesco Maccazzola per l’opera Il libro bianco del verde promosso da Assoverde e Confagricoltura. Assegnata anche la Medaglia della Presidenza Senato a Renato Minore, che però non ha partecipato.
“Ho visto cambiare l’ambiente marino in questi ultimi vent’anni sotto i miei occhi, ho voluto raccontare la mia esperienza allargando lo sguardo parlando di dinamiche più complesse che offrono al lettore un viaggio che attraversa la crisi climatica e l’emergenza che stiamo vivendo”, ha detto Nurra, biologo marino autore di Plasticene.
“Le tecnologie utilizzate nelle fattorie verticali, coltivazioni al chiuso che consentono di risparmiare suolo, acqua e pesticidi sono ancora molto dispendiose in termini energetici, quindi non possono essere la panacea di tutti i mali, ma è sicuramente una strada interessante su cui c’è molto impegno anche in Italia”, ha detto Tartamella, autore di un articolo che parla proprio delle vertical farm.
“Non c’è possibilità di compiere un cambiamento culturale profondo dal punto di vista ecologico senza un lavoro sulle menti attraverso l’educazione”, ha rilevato la Mortari, ordinario di Epistemologia della ricerca qualitativa e di Fenomenologia della cura dell’Università di Verona, “in modo da portare la coscienza dei cittadini a prendere atto che la natura ha un grande valore”.
“La terra è l’unico collante tra le generazioni passate, presenti e future, perciò il rapporto con essa non deve mai spezzarsi”, ha detto Mosesso. “La poesia oggi serve come manifesto per dar fiducia a tutti quei ragazzi e a quelle ragazze che restano nei propri luoghi, serve a tirar dentro la speranza, è una infrastruttura sulla fiducia”.
“Avere case editrici importanti che si confrontano in un Premio come il nostro significa che è un riconoscimento che riesce a creare certezze nelle valutazioni e ad analizzare con attenzione i testi che arrivano”, ha commentato il presidente del Premio Antonio Di Marco. “Sono soddisfatto del fatto che ogni anno riusciamo a mettere insieme le energie migliori che tengono al territorio, all’Abruzzo e al Premio. Questa sera abbiamo un vivaio importante che consente buoni auspici per il futuro dell’Italia”.