Atri. Siamo alla terza edizione della Passeggiata alle fontane archeologiche di Atri, evento organizzato dall’Associazione Studentesca Atriana, dall’Oasi WWF Calanchi di Atri, e da Italia Nostra sezione Atri, in collaborazione con il Comune di Atri, con l’ASD Natura Abruzzo, il gruppo scout di Atri e la Protezione Civile, che avrà luogo il 7 settembre, alle ore 15:00, in piazza Duomo ad Atri.
La visita guidata, a prenotazione obbligatoria, sarà l’occasione per ricordare quanto la vita nonché lo sviluppo delle civiltà siano legati all’acqua. Le fontane archeologiche di Atri, infatti, hanno origine pre-romana e sono servite a permettere lo sviluppo della popolazione del territorio di Hatria. Sin dai nostri primi ricordi scolastici di storia sappiamo, infatti, che tutte le popolazioni antiche si sono sviluppate intorno ai fiumi, quello che per antonomasia ci ricorda lo sviluppo della civiltà è il Nilo con le sue acque e il suo terreno fertile adatto a molteplici utilizzi colturali.
Ma come mai Atri, non avendo alcun corso d’acqua sul suo territorio, è riuscita a svilupparsi e a diventare famosa e potente già in epoca pre-romana?
Questa possibilità dobbiamo riconoscerla all’intelligenza delle popolazioni che hanno abitato i nostri luoghi e che hanno capito la preziosità delle acque sotterranee e ne hanno saputo sfruttare l’abbondanza. Le fontane archeologiche di Atri sono ben conosciute, infatti, per la loro struttura che si rifà ad un sistema idrico inventato in Persia 3000 anni fa. Esso è costituito da cunicoli sotterranei che, raccogliendo l’acqua per captazione delle sorgenti sotterranee, alimentano le fonti perennemente.
La presenza di acqua, oltre al vantaggio di vivere in una posizione collinare lontana dal mare e dalle improvvise incursioni nemiche, ha fatto sì che Atri si conservasse fiorente e florida fino ai nostri giorni.
Una delle più famose fontane atriane è Fonte Canala, successivamente ribattezzata dagli atriani “acqua dei morti”, per via della costruzione del cimitero cittadino proprio sopra la fontana. Essa è una delle fonti la cui acqua viene usata ancora oggi dagli atriani e dai turisti, di ritorno dalla costa. Infatti, sono molti coloro che vi si fermano per trarre sollievo dalla calura estiva bagnandosi con la sua acqua.
All’acqua, elemento dal duplice significato simbolico, vengono attribuite le più svariate proprietà. Non è un caso, pertanto, che proprio in prossimità di fonte Canala siano stati rinvenuti numerosi reperti in terracotta a forma fallica. Questi testimoniano la sacralità attribuita alla fonte, presso la quale si celebravano, forse, le ICANALIA, feste della fecondazione per la deaillirica ICA (Zanni, 1976).
Negli anni intorno al 1950 la fonte fu restaurata e alla fine del restauro vi fu apposta una lapide dettata dal professor Pino Ulisse Zanni; essa rievoca tutte le vicissitudini storiche di Atri legate alla presenza della fonte, dai Siculi, ad Annibale, a Cesare, Pilato e Adriano, passando per la cultura dei Kanat, dal cui etimo si pensa che la fonte prenda il nome.
La città di Atri, ha aderito al progetto “Ipogea. Percorsi Adriatici Sotterranei”, finalizzato alla messa in rete, alla promozione, alla tutela, alla valorizzazione delle città adriatiche dotate di un patrimonio ipogeo importante e significativo. Il progetto ha partecipato alla selezione italiana per il “Premio sul Paesaggio” indetto dal Consiglio d’Europa, dove la rete dei percorsi sotterranei adriatici risulta tra i primi 10 progetti meritevoli, quali migliori esempi di buone pratiche relativamente alla salvaguardia, alla gestione e/o alla pianificazione dei paesaggi.