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Aspettando ‘Teranga’: il regista abruzzese Walter Nanni racconta la ‘sua’ Africa

Un sacchetto di sale. Un semplice sacchetto di sale, simbolo dei volti incontrati, degli odori sentiti, delle mani strette e degli sguardi incrociati. Il regista pescarese Walter Nanni custodisce quel sacchetto come oro prezioso, a testimonianza di una esperienza che di certo non lo abbandonerà mai.

Quella del suo viaggio in Africa. Nanni è rientrato da qualche giorno, insieme al suo staff, dal Senegal, dove sono state girate le scene di “Teranga“, prodotto dalla Media Dream Film, in uscita il prossimo autunno. Un viaggio che lo ha visto accompagnato da oltre 10.000 persone, che hanno seguito, sui social network, il diario on-line, con foto e racconti.

Come il lungo viaggio di ritorno, raccontato da Walter Nanni con queste parole:

“Il mio aereo parte tra non molto. Sono stanco, fisicamente, come poche altre volte in vita mia. La cosa più preziosa che riporto con me da questo viaggio in Senegal, in Africa, è questo sacchetto di sale di Lac Rose, insieme a tutte le cose viste, conosciute, imparate, filmate, fotografate, odorate, sentite sulla pelle qui. Quando cucinerò un bel piatto di pasta con questo sale (di ottima qualità e che in Italia usiamo sulle autostrade per combattere il ghiaccio d’inverno solo perché da noi è venduto a basso costo) penserò a Mbassa e a tutti i ragazzi che lavorano al lago rosa. A tutti i ragazzi che si rovinano la salute, per sempre, pur di tirare su i cristalli di sale dal fondale del lago. Penserò a loro con profondo amore e rispetto. Anche se non sono il tipo, forse pregherò per loro.

Questo secondo viaggio qui mi ha insegnato una valanga di cose: che non scegliamo noi di nascere in un posto o in un altro, che il rispetto per la condizione umana e per la cultura altrui è la base di qualsiasi progresso, che il Senegal è un paese straordinario, in via di sviluppo e con grandissime contraddizioni, fatto di gente pacifica, aperta, cordiale e di grande cultura, che si può vivere insieme in pace anche se si prega in maniera diversa, che il debito è l’arma con cui i paesi occidentali e la Cina sfruttano ancora l’Africa. Mi ha insegnato che in un paese straniero è meglio non filmare, anche solo per sbaglio, un poliziotto (specialmente se il poliziotto in questione non gradisce e ti porta in commissariato per ore, come successo a me), che i sederi più belli del mondo non sono in Brasile, che ho rischiato anche la vita in qualche occasione per poter raccogliere immagini significative ma che ne è valsa la pena, che le dinamiche umane sono uguali in ogni parte del mondo.

Sono felice di aver spesso disprezzato la Lega e quei partiti che, per un pugno di voti in più, hanno sempre parlato e sparlato contro gli immigrati, alimentando odio, razzismo e ignoranza: qui, ho visto e ascoltato tante storie che mi hanno aperto ancora di più gli orizzonti su una questione enorme come quella dei flussi emigratori. Mi ha insegnato che tante cose che ho visto qui me le raccontava anche mia nonna, tanti anni fa, quando mi parlava della sua giovinezza. Mi ha insegnato che bisogna essere fortunati nel trovare le guide giuste quando si affrontano certi viaggi e che senza la curiosità e la voglia di capire è meglio stare a casa sul proprio divano e urlare contro il mondo. Mi ha insegnato che un operaio qui guadagna 150 euro al mese e che le ingiustizie hanno la faccia della madre del mio amico, malata di cancro, che per poter fare la chemio deve pagare 400 euro al mese per sei mesi. Mi ha insegnato quanto i senegalesi amino e rispettino il nostro paese. Non posso dire lo stesso nei confronti della Francia. Mi ha insegnato che tutte le paure che avevo anche prima di questo viaggio erano inutili e che la determinazione e la passione bisogna saperle alimentare, che l’arte merita qualsiasi sacrificio. Mi ha insegnato che i 350 Gigabyte di materiale video che riporterò a casa non sono miei ma di chiunque vorrà ascoltare le storie che racconterò nel film, cercando di essere il più obiettivo possibile. Ho fatto ciò che mi piace fare e non mi sono mai sentito solo. Voglio tornare a casa, tra i colori della mia terra e riprendere il cammino di questo viaggio. Penso a voi che state leggendo e spero possiate immaginare il sorriso sulla mia faccia”.