Lo ha dichiarato il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia nella cerimonia odierna svoltasi, come da tradizione, per la consegna delle onorificenze del Ciattè d’Oro, andate a Gianna Camplone, Presidente dell’Associazione DiversUguali, promotrice della nascita di laboratori di formazione e d’impresa per i circa 300 ragazzi che oggi gravitano attorno all’Associazione; il professor Massimo Sargiacomo, Professore dell’Università d’Annunzio; alla memoria a Nando Filograsso; e poi i quattro i Delfini d’Oro assegnati a quelle personalità che, pur non essendo nate a Pescara, hanno contribuito in maniera concreta, attraverso il proprio operato sul territorio, alla crescita e all’immagine della città, ossia il professor Marco Lombardo, per anni Dirigente del Dipartimento oncoematologico dell’ospedale civile di Pescara e oggi Presidente della Lilt; l’allenatore del Pescara Giovanni Galeone; l’ingegner Carlo Bianco, Presidente di Fameccanica e primo ingegnere della Fater; alla memoria all’avvocato Guido Alberto Scoponi, scomparso nel 2011, per anni presidente dell’Avis Pescara e promotore della cultura della donazione del sangue.
Presenti nell’aula consiliare del Comune, le massime autorità della città, tra cui il Prefetto Vincenzo D’Antuono, il Presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, l’arcivescovo di Pescara Monsignor Tommaso Valentinetti, il Presidente della Camera di Commercio Daniele Becci, il consigliere regionale Nicoletta Verì, il senatore Andrea Pastore, il Direttore sanitario Ferdinando Guarino, il Presidente della Gtm Michele Russo, Roberto Petri, il Direttore sportivo del Pescara Calcio Giorgio Repetto, e alcuni componenti del Comitato dei Saggi che hanno individuato le personalità da premiare, ossia la professoressa Michela De Amicis, l’onorevole Ugo Crescenzi e la professoressa Luciana Vecchia e, sugli scranni, consiglieri e assessori comunali e provinciali.
Ad aprire la cerimonia è stato il vicepresidente vicario del Consiglio comunale Fausto Di Nisio che ha invitato i presenti a osservare un minuto di silenzio per la scomparsa di Veniero De Giorgi, e quindi ha salutato l’apertura della decima edizione della manifestazione, seguito dall’Inno d’Italia e poi la parola al sindaco Albore Mascia. “Come ogni anno – ha sottolineato il sindaco – il 10 ottobre, e in questa occasione abbiamo anche l’onore di raggiungere il 10° Anniversario dell’istituzione della prima benemerenza civica, ricordiamo e celebriamo i meriti del pescaresi che si sono particolarmente distinti nella loro attività civile, professionale e solidaristica, tanto da rendere lustro alla loro Città di origine, meritando il Ciatté d’Oro. Ma anche di coloro che, pur non essendo pescaresi di nascita, hanno tuttavia ottenuto particolari meriti nei confronti di questa città, per avervi svolto la propria attività professionale o per avervi trascorso una buona parte della propria vita, operando a favore della collettività pescarese, meritando la gratitudine e l’ammirazione della cittadinanza. Oggi quindi, viene esaltato e celebrato il ‘Merito’di una comunità, di una Città che fu tremendamente bombardata nell’ultimo conflitto mondiale ma che, come la Fenice, ha saputo rinascere dalla proprie ceneri, grazie anche a quello spirito di intraprendenza e di voglia di ‘fare bene’ che ha sempre contraddistinto la collettività pescarese. Ma il ‘Merito’ era già posto nelle basi storiche di questa città, già 1400 anni fa. Perché fu con un atto eroico di grande merito che l’allora vescovo Cetteo di Aterno, cioè dell’allora Pescara si interpose nella lotta fra i due primates longobardi che reggevano la Città: Alàis e Ùmblo. Alàis, in combutta con Viriliano, capo bizantino di Ortona, cercò di spodestare Ùmblo, ma dopo un rovinoso assalto alla nostra Città, ebbe la peggio e fu condannato a morte dal vincitore Ùmblo. E qui si inserisce il prode atto di eroismo del vescovo Cetteo, che con estremo gesto di umanità e con profondo intento di pacificazione urbana, si interpose fra i due, tentando di far commutare la pena capitale comminata ad Alàis, in carcere a vita. Il generoso gesto del vescovo, però, fu frainteso dal vincitore Ùmblo, che dopo aver messo a morte il rivale sconfitto Alàis, rivolse la sua sete di sangue contro un uomo di pace e, legandogli una mola al collo, lo fece gettare nel fiume. Un merito eroico di pacificazione e di unità, forse il primo ma non certamente l’ultimo, di una Città vilipesa e vessata fra bizantini e longobardi prima, e fra differenti capi longobardi poi. Oggi come ieri, quindi, ricordiamo e celebriamo i cittadini, di nascita e di acquisizione, che si sono distinti attraverso le proprie caratteristiche personali, derivanti dalla loro umanità, esperienza sociale, attività di lavoro tipiche della nostra Città, e che hanno dato lustro e onorato la comunità pescarese con la loro professionalità ed il loro impegno anche al di fuori dei confini strettamente locali. Oggi, quindi, i meriti che celebriamo e ricordiamo, produrranno un duplice effetto: da un lato, faranno ottenere ai premiati una pubblica benemerenza, cioè un ampio e condiviso riconoscimento dell’alta qualità del loro operato civile, scientifico e sociale; dall’altro offriranno a tutti noi un esempio di comportamento e di dedizione, per accompagnarci nelle scelte di tutti i giorni perché la nostra comunità cittadina possa proseguire in una crescita qualificata, ciascuno nel proprio ambito lavorativo, così da riuscire a fare la nostra parte nella sfida contro questi cieli plumbei che si addensano ormai da troppo tempo sulla nostra bella penisola. Perché oggi, molto più di ieri, abbiamo il dovere morale, soprattutto verso la generazione dei più giovani, di ricreare un clima di fiducia e di ottimismo nel futuro, attraverso la proposizione di esempi comportamentali e professionali che possano costituire un ponte ideale verso nuovi successi della città tutta e dei suoi singoli Cittadini, una fonte da cui attingere la forza ed il coraggio per lanciarsi verso nuove e probanti sfide. Perché possiamo tornare anche noi padroni del nostro destino, tornare ad essere un esempio di alta qualità nel lavoro e nell’innovazione, tornare ad essere un esempio di creatività e solidarietà, tornare ad essere un popolo di santi, eroi, navigatori e poeti”. Quindi è cominciata la cerimonia di conferimento delle benemerenze.
Il primo Ciattè d’Oro, ritirato dalla signora Clara Ciccarelli, è stato attribuito alla memoria del professor Nando Filograsso, ‘per aver mostrato nuove strade nello studio della pedagogia grazie alla sua lunga e proficua carriera accademica e scientifica, riconosciuta in Italia e all’estero, rendendo chiaro esempio di passione e dedizione alla persona umana e alla sua piena realizzazione’.
Ciattè d’Oro a Gianna Camplone ‘per aver dedicato gran parte della sua vita al sostegno e alla cura delle persone diversamente abili, con piena dedizione e senza riserve, rendendo chiara testimonianza di alte virtù umane e civiche nel conseguimento di un più alto fine sociale’. E un ragazzo dell’Associazione DiversUguali, Loris, ha poi letto un saluto e un ringraziamento rivolti a Gianna.
Infine Ciattè d’Oro al professor Massimo Sargiacomo ‘per aver contribuito allo sviluppo degli studi economici in ambito nazionale e internazionale, avendo mostrato particolare attenzione al management sanitario e alle emergenze sociali, dando prova di profondi meriti acquisiti nella propria attività scientifica a vantaggio dell’intera comunità’. Un riconoscimento che il professor Sargiacomo ha voluto dedicare al fratello Vittorio, recentemente scomparso, e ai genitori.
Quattro i Delfino d’Oro assegnati: alla memoria dell’avvocato Guido Alberto Scoponi, ritirato dal figlio, l’avvocato Andrea Scoponi, ‘per aver realizzato, lungo l’intero corso della sua vita, un’intensa attività professionale e solidale, dedita a numerose attività giuridiche e sociali, tanto da divenire fulgido esempio di alte doti civili e morali, e di attiva tenacia spesa per il bene dell’umana società’.
Delfino d’Oro a Giovanni Galeone ‘per aver promosso, nel corso della sua lunga carriera sportiva, i principi più alti dello sport e della sana competizione, raggiungendo importanti risultati nazionali e dando prova di rilevanti meriti calcistici, oltre che di un indissolubile legame affettivo con la città di Pescara’, e per l’occasione l’aula ha tributato un minuto di silenzio per ricordare la recente scomparsa di Giancarlo Cadé, l’allenatore della storica promozione in serie A del Pescara negli anni ’70.
Delfino d’Oro, ancora, all’ingegner Carlo Bianco, ‘per aver ottenuto nel corso della sua vita professionale importantissimi risultati di livello tecnico e manageriale su scala nazionale e internazionale, riuscendo ad accrescere, grazie all’ingegno, alla creatività e allo spirito pionieristico, la qualità e la rilevanza della produzione industriale italiana, dando chiarissimo esempio di strategia e di leadership’.
Infine Delfino d’Oro al professor Marco Lombardo ‘per aver dimostrato nel corso del suo quarantennale operato straordinarie competenze e abnegazione nell’esercizio della professione medica e accademica, unendo alla propria professione un’intensa attività di promozione sociale e solidale, attraverso il sostegno tecnico-scientifico fornito a numerose realtà benefiche’.