L’esposizione, a cura di Paola Goretti e Raffaella Morselli, che occupa la sala Regia, delle Battaglie e del Mappamondo del Museo di Palazzo Venezia diretto da Andreina Draghi, punta allo snodo essenziale del linguaggio artistico di Crocetti, uno dei massimi protagonisti della scultura del Novecento, nel suo costante dialogo con l’antico, sostanziato dagli infiniti rimandi al lessico figurativo della tradizione classica, sia essa aulica (Arturo Martini, Donatello, Antelami, Poussin, Niccolò dell’Arca), italica o mediterranea; nelle abbondanti suggestioni greche, picene, etrusche, egizie, specie nella sodezza delle composizioni. L’antico e’ sviluppato in ogni sfumatura, rimando, ispirazione, all’interno di un dialogo sentimentale carico di memorie, e ribadisce la più totale estraneità dell’artista alle istanze delle avanguardie in corso, come escludendo a priori tutti quegli orientamenti internazionali (europei e americani) mossi dai tumulti della contemporaneità.
L’itinerario offre un corpus di 85 opere, scelto unicamente tra la produzione scultorea, e lo suddivide in alcuni grandi temi. Senza fornire indicazioni cronologiche troppo sorvegliate, i gruppi scalano un graduale affettivo capace di allacciare un fitto rimando con le epoche precedenti, come a testimoniare un sedimento vivissimo della memoria dell’antichità. Tre le sezioni: ‘Elegantiae’ (la traccia classicheggiante: ballerine, modelle, teste e busti all’eroica); ‘Etternale Ardore’ (il tragico dei soggetti epici: maddalene, fughe, ratti, incendi); ‘Clementiae’ (il lessico dei memoriali rusticani: pescatori, bagnanti, animali).
E a Giulianova? A parte un incontro al Kursaal organizzato il 4 agosto nella città natale dell’artista in pochi sembrano essere interessati a valorizzare l’opera dello scultore nella città che gli ha dato i natali. Dimenticato lo spazio museale realizzato nel 2009, per un costo di oltre 400 mila euro, in adiacenza al Santuario della Madonna dello Splendore, dalla Fondazione Ventilj, e mai preso in consegna dal Comune, l’artista giuliese sembra essere poco apprezzato in patria.
Fortunatamente questa grave lacuna è stata colmata dalla Fondazione Venanzo Crocetti, che proprio a Roma ha creato un museo permanente per le opere dell’artista giuliese. Ma, è il caso di dire, “nessuno è profeta in patria” e se i concittadini di Crocetti vorranno ammirare le opere dello scultore dovranno recarsi nella capitale, in attesa che, a Giulianova, si accorgano della sua esistenza e, magari, organizzino almeno una mostra itinerante.
Raffaele Di Marcello