Nato a Giulianova il 12 dicembre 1984 e laureatosi all’Università di Perugia, membro di Italia Nostra, Pomante subentra nell’incarico, che è a titolo gratuito, a Francesco Tentarelli, attuale Soprintendente ai Beni Librari e Biblioteche d’Abruzzo.
La determina dirigenziale di nomina, che recepisce ed approva contestualmente il verbale della Commissione di verifica dei curricula pervenuti, fa seguito alla selezione pubblica indetta l’8 luglio scorso e scaduta il 22 dello stesso mese, resa nota tramite il sito istituzionale.
Il prossimo 4 agosto al Kursaal di Giulianova Lido, a partire dalle ore 21, in occasione del centenario della nascita di Venanzo Crocetti, Francesco Tentarelli, Soprintendente ai Beni Librari e Biblioteche d’Abruzzo, e Sirio Maria Pomante ripercorreranno le vicende biografiche ed artistiche dello scultore di fama internazionale originario di Giulianova e spentosi a Roma il 3 febbraio del 2003.
L’iniziativa, voluta dall’amministrazione comunale, si colloca nel prosieguo del processo di riavvicinamento all’artista e di condivisione della sua poetica nonché nell’ottica di una maggiore valorizzazione dei concittadini illustri.
Nonostante sia stato talvolta ingiustamente trascurato dalla critica e dalla storia dell’arte, anche per colpa del suo difficile carattere, Crocetti va necessariamente riconsiderato e storicizzato come scultore rigoroso, coerente nel linguaggio artistico e nel suo vissuto quasi incorniciato dalla più completa solitudine e distacco dal mondo. Trasferitosi a Roma poco più che adolescente, negli anni 1961-66 vince il concorso per la realizzazione della Porta dei Sacramenti per San Pietro in Vaticano e tra il 1960 e il 1969 esegue il Monumento ai caduti per la città di Teramo dove è già in nuce l’efebico Cavaliere della pace che nel periodo 1986-89 sarà esposto nelle principali metropoli mondiali. Sacro e profano coesistono nello scultore con la medesima tensione etica. Storia, idealità e realtà costituiscono la struttura portante del suo fare calibrato nel perfetto equilibrio di ethos e pathos. Quello che più colpisce in Crocetti è la sua straordinaria capacità di individuare uno stile da subito, una cifra tale da renderlo immediatamente riconoscibile. Tali elementi lo collocano nelle immediate vicinanze dei grandi scultori del Novecento quali Manzù, Marini e Martini. Nei confronti del primo per l’intuizione e lo svolgimento formale, del secondo per la riumanizzazione antiretorica degli animali ed infine del terzo per il grande recupero della tecnica fittile: significativo ritorno alla grande scultura etrusca.