“È con timore reverenziale che ci si accosta all’opera del maestro Bruno Paglialonga – dice Massimo Pasqualone – magister, magis ter, tre volte grande, per quell’itinerarium mentis et vitae che lo contraddistingue: Accademico di merito a vita dell’Accademia di Belle arti di Perugia, docente presso la stessa dal 1979 al 1995, autore di importantissimi studi sulla calcografia, con un’opera miliare sull’argomento, saggi e studi di rilevanza internazionale, ex libris di successo, illustrazioni e notissime opere grafiche conservate in tutto il mondo (dalla Norvegia alla Polonia, dalla Germania alla Turchia, dagli Usa all’Olanda) e una biografia artistica ed esperienziale di straordinaria intensità (ha partecipato a importanti rassegne soprattutto di grafica, come le Biennali e Triennali (Permanente di Milano, Carpi, Winterthur) e a congressi internazionali di grafica ed ex libris (nel settore exlibristico ha vinto il premio speciale Accademia ex libris di Bologna nel 1986 e il Premio Lubiam). Un vanto per la nostra terra, per lui d’adozione, a cui recentemente sta dedicando ricerche e percorsi dedicati a Margarita D’Austria, dopo aver indagato personaggi del calibro di Sordello da Goito, Madre Francesca De Sanctis, Gabriele d’Annunzio( ispirato dalla lirica di apertura di Primo Vere, Ex imo corde). Nelle opere proposte, Bruno Paglialonga opera una frammentazione spaziale della realtà, un’analisi che tra materia, segno e gesto, scandaglia il fenomeno al di là della forma stessa, in un avvincente percorso cromo-materico, omaggio sovente al tanto amato Klimt, da cui mutua la predilezione per il simbolo, l’evocazione misteriosa della realtà, piuttosto che la sua rappresentazione e poi la linea elegante, morbida e sinuosa, la bidimensionalità delle forme, l’accostamento sapiente dei colori, il preziosismo, l’immersione nel magma psichico. Mi piace, osservando queste opere, ricordare quanto scriveva, nel 1884, il purtroppo dimenticato Mario Rapisardi, in un discorso tenuto presso la Regia Università di Palermo: “… il campo dell’artista sulla riproduzione del vero è illimitato come la sua fantasia, immenso come la natura. L’artista non è legato nella scelta del soggetto da nessuna legge, da nessun canone, da nessun comandamento o politico o religioso o estetico o morale; egli deve esprimere sentimenti veri, in persone vere: ecco la grande e l’unica legge che gli s’impone, il solo patto che gli si richiede”.