Già dalla copertina abbiamo un’idea piuttosto chiara del contenuto di questo libro, raccolta di racconti dell’assurdo. Presenta infatti la foto in primissimo piano di un occhio, verosimilmente di un uomo, contornato da occhiaie giallognole e dalla cornea fitta di capillari. La pupilla è rivolta verso l’alto, quasi a cercare un essere superiore a cui rivolgersi. Ma di esseri superiori sembra non esserci traccia in queste pagine, dove la follia umana non consente grandi speranze in forze benefiche. Risultano perfettamente calzanti dunque le parole dello scrittore francese Camus: l’assurdo nasce dal confronto tra la domanda dell’uomo e l’irragionevole silenzio del mondo.
Il titolo poi, scritto in stampatello e in rosso, OSSESSIONI, evoca tutte quelle assurde follie che sono proprie delle menti più geniali e complesse, di chi ha sciolto le briglie della fantasia e si abbandona alle proprie parti oscure.
Il protagonista, o i protagonisti, dei vari racconti è ossessionato di volta in volta dagli oggetti o dai pensieri più disparati, quali possono essere una castagna, la mania di contare qualsiasi cosa, le suppellettili e tanti altri ancora.
Il filo logico si perde tra le innumerevoli elucubrazioni interiori, tra i pensieri sconnessi e martellanti, tra i meccanismi perversi di una mente iperattiva che non conosce tregua. Tutto ciò induce il lettore a riflettere sulla precarietà dell’equilibrio mentale, sulla labile linea di confine tra il sano e il malato, tra il saggio e il folle.