Vacri. Prende il via anche quest’anno la 43esima edizione del Premio di Poesia Dialettale Città di Vacri, uno dei concorsi senza dubbio più longevi d’Abruzzo.
A partire dalle 18 di sabato 15 dicembre, nei locali del centro sociale vacrese, saranno premiati i partecipanti che si aggiudicheranno un posto sul podio per aver saputo descrivere con lo strumento espressivo della lingua dialettale “la messa in scena delle trepidazioni della vita ordinaria”.
“Un bagaglio di emozioni e sentimenti” commenta il sindaco Antonio D’Aristotile “un momento in cui lo sguardo e la mente di una comunità si rivolgono a scrutare i segreti più nascosti dell’animo umano, nel tentativo di carpirne gli aspetti più nobili. Un’operazione intellettuale e culturale che porta, ad un tempo, a richiamare i valori universali sui quali si fonda la civiltà dell’uomo e quindi sempre attuali, anche nella nostra società post moderna e contemporaneamente a riscoprirne le origini, le radici culturali che alimentano e sorreggono la ricerca interiore cui l’uomo sempre anela”.
L’evento è organizzato dal Comune di Vacri e dalle associazioni culturali locali Proloco, Akros e Vacri Senza Porte, in stretta collaborazione con Eugenio Mammarella, che da ben otto anni collabora alla riuscita dell’iniziativa e patrocinato dalla Provincia di Chieti e dalla Regione Abruzzo.
Proprio a Mammarella va il ringraziamento del primo cittadino per aver ridato al Premio “lo smalto e il lustro che merita di avere. Quest’anno, grazie alla perfetta macchina organizzativa messa a punto negli anni proprio da Eugenio, assistito dallo sguardo compiaciuto e collaborante di tutta l’amministrazione, si tiene uno dei premi più partecipati di tutte le 43 edizioni. Un risultato che non lascia adito a dubbio alcuno sulla giustezza della formula organizzativa, sulla sua scrupolosa serietà e trasparenza, sul suo assoluto valore contenutistico”.
A rendere particolarmente fiera l’amministrazione è infatti proprio la tradizione consolidata del Premio, sorto con l’obiettivo di preservare l’espressione dialettale, simbolo di un mondo, una cultura e non modo di essere difficilmente traducibile.