Banche e sovranità monetaria: le riflessioni dal convegno di Tortoreto Merita

556984_3906133770215_271235604_nTortoreto. La sovranità monetaria, l’inganno del debito pubblico. E poi ancora: moneta, banche, signoraggio e ipotesi da seguire per cercare di uscire dalle secche della crisi economica e finanziaria. Sono stati questi i temi trattati nel corso di un convegno-dibattito promosso dall’associazione Tortoreto Merita, che si è svolto all’Arit.

 Dopo una breve introduzione di Luigi Cardone e di Stefano Tini, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’associazione, il tema del convegno è stato sviluppato dall’avvocato Antonio Pimpini (allievo del professor Giacinto Auriti) che ha raccontato l’esperienza del Simec, una moneta locale di proprietà del portatore, avvenuta nel 2000 a Guardiagrele. “La Banca d’Italia e la Banca Centrale Europea – ha spiegato l’avvocato, praticano il signoraggio primario attribuendo a se stesse il diritto di proprietà sulla moneta emessa danneggiando le collettività nazionali che vengono indebitate e obbligate alla restituzione del denaro. Le banche commerciali attuano, invece, il signoraggio secondario attraverso la creazione di moneta scritturale grazie al sistema del moltiplicatore monetario. L’unica soluzione per uscire dalla crisi mondiale – ha proseguito, è l’introduzione di una moneta complementare all’Euro di proprietà del popolo sostituendo il reddito di cittadinanza al debito pubblico che dovrà altrimenti essere coperto con il nostro lavoro e la proprietà dei nostri beni reali”. La serata è poi proseguita con l’intervento, attraverso un collegamento internet, del magistrato Paolo Ferraro, che nel 2008 durante un’indagine ha reso di pubblico dominio alcune vicende legate alla cittadella militare della Cecchignola.
Il magistrato ha fatto poi un lungo excursus  su potere finanziario, economico, fatto anche di ricatti per condizionare il mondo politico occidentale e non solo. I presenti hanno manifestato entusiasmo e grande interesse per i temi affrontati durante la serata poiché si tratta di problemi più che mai attuali, ma esaminati in chiave giuridica, non economica.

 

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