“L’arte è morta – ha spiegato l’artista – perché siamo circondati da fantocci iperrealistici intenti ad inscenare rappresentazioni di una realtà falsata e demagogica. L’arte è morta, suo malgrado, ed io la onoro in un luogo poetico, in un aldilà, oltre il cancello, che risponde all’esigenza di rinserrare il rapporto con l’arte defunta, in reazione al distacco imposto dalla morte, dall’assenza”.
Di Bonaventura ha attacco duramente le istituzioni dell’arte e della cultura italiana, perché “non sostengono affatto i giovani artisti e il loro lavoro,ma a differenza di quelli americani difendono il nostro passato. I giovani artisti hanno idee, forza ed entusiasmo ma manca la voglia di rischiare, il coraggio di sperimentare ed allora sono annullati, assenti, invisibili”.
“L’Arte è Morta”, opere da cimitero, è stata la reazione artistica (un po’ tra Manzoni e l’azionismo viennese) di Francescomaria Di Bonaventura.
Luca Ruffini