Corona non è nuovo a simili iniziative: già nel 2008 arricchì il patrimonio librario della Delfico con una serie di volumi molto pregiati e fra questi il Biblia Bibliorum, stampato nel 1541 dal tipografo-editore francese Jean Marechal. Un’opera della quale in Italia si conservano soltanto altri due esemplari (uno alla Biblioteca universitaria di Bologna e un altro alla Biblioteca apostolica vaticana). L’opera, infatti, messa all’indice perchè conteneva una lettura non ortodossa della Bibbia, è andata quasi totalmente distrutta.
Per sottolineare la circostanza, Luigi Ponziani, direttore della Biblioteca Delfico, ha organizzato una riflessione “Sul primo Novecento letterario e artistico” con interventi di Gianni Oliva, dell’Università D’Annunzio (La cultura letteraria del primo Novecento attraverso le riviste) e Manuela Valleriani, storica e critica d’arte (Il Futurismo, Fortunato Depero e il Libro Imbullonato) che sarà ospitata nella corte della Biblioteca Delfico venerdì a partire dalle ore 21.
Alla serata letteraria sarà presente, naturalmente, anche Ferdinando Corona. L’iniziativa è stata presentata questa mattina dal direttore Luigi Ponziani, dall’assessore alla Cultura, Giuseppe Antonio Di Michele e dal segretario/direttore generale, Gianna Becci, nella sua veste di dirigente della Biblioteca.
Di Michele ha ribadito “il ruolo centrale che riveste la Biblioteca Delfico non solo nel panorama regionale ma in quello nazionale e le preziose e prestigiose donazioni di importanti mecenati sono una testimonianza della stima e dell’affetto che in tanti nutrono nei confronti di questa istituzione culturale”. “C’è un doppio rilievo” ha aggiunto Ponziani. “Quello civile, riguardante la generosità e la sensibilità culturale del donatore e quello sul valore intrinseco, notevole, delle opere. A legare questi due aspetti il rapporto che la Biblioteca mantiene con il territorio e con il tessuto culturale non solo locale”.
Il volume noto come “libro imbullonato” fu progettato da Fortunato Depero, nel 1927, per promuovere la propria attività e quella della casa editrice Dinamo Azari. Si tratta di una pubblicazione composta da 234 pagine, con copertina fustellata e chiusura realizzata con bulloni in alluminio. Nell’ambizioso progetto originale era stata prevista una tiratura di 2000 copie, tiratura che non fu possibile realizzare, a causa degli altissimi costi di produzione.
La parte che richiese il maggior tempo di elaborazione fu proprio quella relativa al frontespizio, dove si rendeva necessario un equilibrio grafico difficile da trovare tra il titolo del libro Depero futurista e l’editore Dinamo Azari, che, secondo gli accordi, doveva comparire con ugual peso nella grafica di copertina.
Poesie pubblicitarie ed esempi di onomalingua, furono inseriti da Depero in questo libro macchina, rilegato con due bulloni metallici e relativi dadi e copiglie, per suggerire al fruitore un possibile smontaggio a proprio piacimento. I bulloni, progettati prima in legno, per le edizioni cartonate, e in alluminio, solo per quelle con la copertina in acciaio, furono infine realizzati tutti in alluminio. Del volume fu fatta un’edizione speciale con copertina metallica, destinata a importanti personalità, tra cui persino Marinetti e Mussolini.
Con il “Libro imbullonato”, Depero riuscì a realizzare ciò che si era proposto fermamente: fare di questa pubblicazione un manifesto ideologico del Futurismo. Come lui ricordava: “Il libro deve essere l’impressione futurista del nostro pensiero futurista”.