Pescara. Con un approfondito articolo di 20 pagine, corredato di foto e interviste, la rivista ‘Diogene’, trimestrale di filosofia, ha raccontato il progetto in corso al carcere di San Donato, ‘Sulle ali della libertà’.
Il progetto, promosso dall’Assessorato alle Politiche sociali per favorire il recupero dei detenuti, è realizzato in collaborazione con l’associazione culturale “Lo Spazio di Sophia”, il liceo artistico “MiBe” e la Croce Rossa provinciale.
Del riconoscimento ottenuto dal progetto si è parlato stamani, in una conferenza in sala consiliare, che ha visto la partecipazione del Sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli; dell’assessore alle Politiche Sociali, Antonella Allegrino; di Anna Colaiacovo, Tino Di Cicco e Giuseppe Mistichelli, rappresentanti dell’associazione “Lo Spazio di Sophia”; di Maria Valeri, docente del liceo “MiBe”; di Marisa Camplese, della Croce Rossa provinciale.
L’attività progettuale, avviata nella casa circondariale, è fondata su due fasi:
la prima ha dato la possibilità ai detenuti di vivere un’esperienza di ricerca interiore e di condivisione, attraverso una serie di incontri di filosofia organizzati e condotti dagli operatori dell’associazione “Lo Spazio di Sophia”, che li hanno stimolati ad esteriorizzare le proprie idee, favorendo il processo comunicativo;
la seconda fase prevede il recupero, attraverso la realizzazione di murales, di due elementi architettonici del carcere, situati in spazi di vita sociale dei detenuti e cioè la stanza per i colloqui con i familiari e il muro della zona all’aperto nella quale trascorrono l’ora d’aria.
“E’ un progetto che risponde perfettamente al dettato della nostra Costituzione, che all’articolo 27 assegna alla pena una funzione rieducativa”, ha affermato il sottosegretario Federica Chiavaroli. “La rieducazione del condannato avviene, in special modo, attraverso le attività in carcere, che non vengono poste in essere solo dall’ amministrazione penitenziaria, ma anche e soprattutto dagli operatori del Terzo settore e del volontariato, Questo progetto è molto significativo perché punta a una riflessione su sé stessi e alla messa in discussione, attraverso la riflessione filosofica. Oggi la percentuale di recidive è del 70%, se la abbassiamo perché gli autori dei reati vengono riportati sulla via della legalità, le nostre comunità saranno più sicure. Si ha paura del carcere, lo si immagina come un’entità nascosta e distante, invece bisogna parlarne e aprirlo al mondo esterno”.
“In questo progetto, è particolarmente importante l’attività svolta in rete tra amministrazione comunale, carceraria, associazioni e istituzione scolastica”, ha aggiunto l’assessore Antonella Allegrino. “Questa modalità di intervento è fondamentale perché ognuno possa mettere la propria esperienza al servizio dei detenuti, dando il meglio di sé. L’Amministrazione comunale, oltre a questa iniziativa, ha siglato un protocollo con il carcere per l’impiego di detenuti in attività promosse dall’ente. Condividiamo questi percorsi per agevolare il processo di reinserimento sociale dei reclusi, affinché possano immaginare una condizione di vita diversa da quella che li ha portati in prigione”.
“Il nostro compito è rieducare la persona e reinserirla socialmente”, ha sottolineato il direttore del carcere, Franco Pettinelli. “Il mandato che ci dà la legge è molto complesso, non abbiamo tante risorse a disposizione, ci serve necessariamente l’appoggio della società esterna. La risposta a questo progetto è stata molto positiva, i detenuti hanno avuto la possibilità di aprirsi, di condividere la loro esperienza e di avviare un processo di crescita interiore”.
“Da qualche anno avevamo intenzione di andare in carcere perché siamo convinti che per capire bene la società in cui viviamo dobbiamo situarci ai margini. L’incontro con detenuti è stata un’esperienza unica, ci hanno dato tantissimo”, ha spiegato Anna Colaiacovo, presidente dell’associazione ‘Lo Spazio di Sophia’. “Alcuni erano già interessati alla filosofia. Uno di loro mi ha detto nel corso di un incontro che, a suo parere, la filosofia è la capacità di interrogare le domande. E’ arrivato a questa profonda riflessione attraverso la sua esperienza personale, dopo aver vissuto, fin dall’infanzia, in un ambiente malavitoso, dove non si poneva domande, viveva come chi gli stava accanto. Con questo progetto ha avuto la possibilità di ricominciare a leggere e riflettere, a porsi domande. E’ venuto fuori un uomo completamente diverso, che si rende conto che la pena va espiata”.
“Decoreremo la stanza dei colloqui, che accoglie soprattutto bambini, con disegni naif che si accostano a questo mondo”, ha detto la docente Maria Valeri, responsabile del progetto. “Lo faremo attraverso un’alternanza di pannelli, in correlazione l’uno con l’altro, che andremo a realizzare con i detenuti”.
“La Croce Rossa opera da tempo in carcere, con una grande vicinanza alla sofferenza dei reclusi”, ha concluso Marisa Camplese. “A questo progetto contribuiremo con l’acquisto di parte del materiale necessario alla realizzazione dei murales, che saranno realizzati dai detenuti e dagli studenti del Mibe”.