Piacevole nel raccontare, con punte polemiche difficili da non condividere, di come l’Italia, pur essendo un “marchio” prestigioso nel settore turistico, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, fatichi a riconoscere le proprie potenzialità e agisca, al contrario, per tramite delle proprie istituzioni, in modo da mortificare tradizioni, storia, arte, bellezze naturali, ecc.
La mancanza di capacità di “fare squadra” è stata individuata come il maggior problema del nostro Paese, perso in mille individualismi e localismi che soffocano, e spesso annullano, le eccellenze che pure esistono.
E questo “autolesionismo” tutto italiano che fa infervorare il manager privato “prestato” al settore pubblico, del quale si definisce “servitore”, che nel suo intervento ha “punzecchiato” l’amico Enrico Paolini, all’epoca collaboratore di Marzotto come vicepresidente ENIT, ricordandogli il suo ruolo di rappresentante delle Regioni.
Un intervento molto apprezzato dalla platea, composta, come dicevamo, da studenti e dottorandi, ma anche da addetti del settore (spiccavano i ristoratori Zunica e Beccaceci) e giornalisti.
Assenti, forse perché non ufficialmente invitati (ma per occasioni come queste non occorrono inviti formali) i rappresentanti delle istituzioni.
Una notazione a margine, che ha fatto trasparire il lato umano di Matteo Marzotto, è il suo ricordo commosso della sorella Annalisa, portata via a 32 anni dalla fibrosi cistica, alla quale la famiglia ha dedicato una fondazione (http://www.fibrosicisticaricerca.it/). Un modo per ricordare, comunque, come gli Italiani, pur con i loro mille difetti non mancano di generosità. Ed è questo, forse, oltre al nostro territorio e alla nostra storia, che ci rende una delle mete turistiche più ambite al mondo.
Raffaele Di Marcello