Una storia, la sua, che l’ha portata ad entrare clandestinamente in Siria ne 2013 per raccontare dal di dentro cosa sta realmente accadendo in uno dei paesi più martoriati dalla guerra in questo momento.
“Potrei paragonare la mia vita”, ha detto la giornalista, “a un ponte, teso, intento a collegare due sponde: la Siria, mia terra d’origine e l’Italia, mia patria adottiva. Oppure ad un arco: anch’esso teso, con le sue estremità che si uniscono solo se flesse; nel suo essere curvo diventa uno strumento utile, capace di far arrivare lontano le sue frecce. In questa tensione nasce il mio essere giornalista: a cavallo tra due mondi, intenta ad ascoltare, osservare, indagare due mondi e raccontarli”.
Per la Dachan, entrata in Siria clandestinamente attraversando la Turchia, è stato il bisogno di raccontare il vero, stando tra la gente, a spingerla a vivere un’esperienza in prima linea.
“Quando sono arrivata in Siria, dal confine turco”, racconta la donna, “ho visto centinaia di migliaia di persone intrappolate in una terra di confine. Un’infinita distesa di tende, una città precaria che è arrivata ad accogliere fino a 28 mila persone, nonostante fosse stata costruita per ospitarne 2 mila. In questa tendopoli si vive nella precarietà, ci sono pozzi ma non acqua corrente. Più della metà delle persone che la abitano sono donne, bambini o uomini mutilati poiché gli altri uomini sono in guerra o sono morti. C’è un’umanità che vive là dentro da 6 anni. E allora ti chiedi perché. Ho vissuto sulla mia pelle la paura di quelle persone”.
La Dachan ha quindi parlato dell’associazione creata al suo ritorno in Italia per fornire aiuto e sostegno alla popolazione siriana, “piccole gocce nel mare”, che tuttavia cercano di dare speranza.
“Siamo tutti figli dello stesso Dio”, ha concluso la scrittrice, invitando i ragazzi a pregare per la pace, “cristiani o musulmani non fa la differenza. Il nome di Dio non può essere usato per uccidere, il nome di Dio è amore. E’ una bestemmia uccidere in nome della religione. L’Isis non è altro che un’organizzazione terroristica, una multinazionale del terrore che per darsi una parvenza di legalità usa la bandiera della religione. Dobbiamo combattere insieme questa battaglia culturale”.
La Tendopoli chiuderà i battenti domani con la Festa dei giovani e la tradizionale marcia a piedi Isola – San Gabriele, seguita dalla messa presieduta dal cardinale Pietro Parolin, segretario di stato del Papa.