Casalincontrada. Dopo aver dato alle stampe i saggi Cesare de Lollis e la Grande Guerra (“Fiorino d’oro” alla XXXI Edizione del Premio Firenze 2013) e Storia di una banda musicale abruzzese: Casalincontrada (1841-2014), Fausto De Sanctis si cimenta ora con la sua prima raccolta poetica, Fotogrammi di vita (Edizioni Sigraf), che sarà presentata al pubblico dal prof. Luciano Vitacolonna, il 3 aprile 2016 ore 17:00, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie in Casalincontrada.
Fotogrammi di vita raccoglie 44 componimenti. Sono schegge, frammenti, grumi di esperienze, eventi, sensazioni, trascritti in un ampio arco di tempo. I temi fondamentali di queste liriche sono costituiti da un sincero rispetto per la natura, dal profondo amore per le persone più care e da una sofferta pietas per il prossimo. L’atteggiamento nei confronti della natura si concretizza, più che nella curiositas per il mistero dell’Universo e dell’esistenza, in uno stupore spesso sofferente e sempre autentico, che assume talora il tono – non certo la struttura – del haiku giapponese, talora l’aspetto di un crudo realismo, ma che più frequentemente riecheggia moduli pascoliani. La pietas, a sua volta, si connota quasi sempre in senso cristiano, in un dialogo continuo con gli altri, nell’attesa, se non di una risposta, almeno di un gesto che sappia comunicare l’agape e che sappia far trasparire o intuire la presenza, se non l’epifania, del trascendente.
Altrettanto intense appaiono alcune liriche che, pur nella loro parziale impenetrabilità, cercano di far affiorare gli strati più profondi dell’inconscio. Qui l’introspezione s’incontra e si scontra con i limiti del linguaggio, che solo nella dimensione onirica, metaforica o simbolica riesce a comunicare l’io profondo del poeta con tutte le sue incertezze, angosce, paure.
Sul piano più strettamente stilistico-espressivo, si può subito notare come quella di De Sanctis sia una lingua refrattaria, perfino ostile a qualsiasi grado zero della scrittura. È una lingua sempre sorvegliata, in cui scelte lessicali semplici (ma quasi mai demotiche) e ricercate (ma quasi mai auliche) raggiungono un perfetto equilibrio formale.
Ciò che maggiormente caratterizza lo stile del poeta sono, però, la strutturazione e la organizzazione del periodare. Quello di De Sanctis è un periodare franto, parcellizzato, quasi sbriciolato, che solo grazie al ricorso all’enjambement sa ricomporsi sintatticamente. Eppure questa ricomposizione sintattica è effimera, è instabile, ha qualcosa di funambolesco: è una metafora della vita, è una rappresentazione iconica della vita e della sua fralezza, proprio come “il sorriso incredulo delle ginestre”.