E’ stata definita una “nuova epidemia” per l’aumento dei numeri che negli ultimi tempi ha raggiunto picchi elevatissimi e, visto che non ci sono cure, la diagnosi precoce continua ad essere l’unica vera strada da percorrere per combattere l’autismo.
Proprio per far conoscere una patologia per troppi aspetti ancora oscura, l’associazione Autismo Abruzzo Onlus ha promosso il progetto “Otto passi avanti per l’Abruzzo”, con l’obiettivo di promuovere una maggiore cultura della conoscenza dei disturbi dello spettro autistico e consentire così di poter impostare una terapia tempestiva ed ottenere un migliore risultato a lungo termine.
Venerdì prossimo, alle 14,30, nella sala tesi della Facoltà di Scienze della Comunicazione di Teramo, ci sarà un momento di incontro, promosso dall’assessorato regionale alla programmazione sanitaria, dal Centro di riferimento regionale per l’autismo, dall’Istituto superiore di sanità, dall’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, dall’Ufficio Scolastico Regionale e dai comuni capoluogo con il sostegno economico delle quattro ASL della Regione, per riflettere proprio su questo tema. Saranno presenti all’iniziativa il rettore Luciano D’Amico, Nicola Serroni, rappresentante della ASL di Teramo, Piero Romanelli, assessore con delega alla scuola del Comune di Teramo, Dario Verzulli presidente dell’associazione Autismo Abruzzo Onlus e Sabina e Selene Colombo, rispettivamente regista e produttrice del docu-film “Ocho pasos adelante”.
E la proiezione del documentario, patrocinato dalla commissione per l’Unesco che ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, farà da apripista per le riflessioni sulla necessità di cooperazione tra famiglie, nidi, scuole dell’infanzia e operatori sanitari per diagnosticare quanto prima le diverse forme di autismo, in modo da consentire un’immediata cura e migliori prospettive di vita.
“Le statistiche ci dicono che oggi un bambino su otto soffre di questa patologia”, spiega Chiara Ciminà dell’associazione Autismo Abruzzo Onlus, “per questo diventa fondamentale poter contare su una diagnosi precoce. Ma non basta. Spesso le famiglie sono lasciate sole dalle istituzioni che non comprendono come le ore di assistenza in questi casi diventino fondamentali per supportare le famiglie. Così come delle strutture specializzate, come il centro per l’autismo di Sant’Atto, per l’apertura del quale mancano ancora le necessarie autorizzazioni che, invece, consentirebbero alle famiglie di poter contare su un supporto indispensabile”.