La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 22 maggio, costituisce la tappa intermedia di un percorso espositivo già iniziato nel 2009 al Museo Michetti di Francavilla al Mare e destinato a proseguire in altri musei abruzzesi.
Il rapporto tra la materia e il tempo rappresenta il nucleo centrale di queste opere, “attraversate da inserti ceramici figurativi che risalgono al passato e che assumono l’identità di ‘segni’ (“frammenti” appunto) di un’antica civiltà infranta, spezzata, che l’arte mira a ricomporre in un processo catartico e universale”.
La pittura materica di Ivano Pardi, scrive la Valleriani, diventa pertanto espressione di “una ‘poetica del frammento’ che, nel disincanto attuale, ambisce a recuperare – come qualcosa che non può essere disperso ancora e che, all’opposto del caos, dichiara una sua unitarietà, coerenza ed organicità – la dimensione ‘incontaminata’ del sogno”.