Tortoreto. Ci sono i dipendenti della Poliservice, impegnati ogni giorno sulle strade, che con la tuta da lavoro portano a spalla la bara del “loro” direttore nell’ultimo viaggio verso il cimitero.
Un applauso, lungo, all’uscita del feretro dalla chiesa, poi palloncini e colombi bianchi fatti volare in cielo, mentre nell’aria riecheggia un brano dei Massimo Volume (Sotto il cielo), la band che lo aveva visto tra i fondatori e i protagonisti per diversi anni.
E’ un pomeriggio carico di tristezza, dolore e tanta incredulità quello che accompagna il funerale di Gabriele Ceci, il direttore della Poliservice, morto a 53 anni a Pretara di Isola del Gran Sasso in un assurdo incidente in montagna.
In una giornata di caldo torrido e afoso, la chiesa di Santa Maria Assunta a Tortoreto (la cittadina che aveva adottato Gabriele Ceci) è strapiena già mezzora prima del funerale. Sindaci della Val Vibrata, anche del passato, amministratori del territorio, dipendenti della Poliservice, la società pubblica più importante della Val Vibrata. Ma poi dirigenti, amministratori a vari livelli: dal senatore Guido Liris, dal sottosegretario della giunta regionale Umberto D’Annuntiis, al consigliere regionale Dino Pepe. Ma anche tanta gente comune che aveva imparato a conoscere e apprezzare le doti umane di Gabriele Ceci. La chiesa è stracolma e non riesce a contenere tutti: in tanti restano fuori cercando refrigerio per una giornata decisamente calda. E all’ultimo saluto a Gabriele Ceci, originario di Colonnella e padre della Poliservice, ci sono anche coloro che lo hanno visto morire in circostanze fortuite in montagna, durante una visita istituzionale con la dirigenza della Ruzzo Reti alle sorgenti.
E nelle parole il parroco, padre Gregorio, reggente del Sacro Cuore, si è rivolto soprattutto alla moglie Iva e alle figlie Asia e Aurora. “Grazie Signore”, ha detto il sacerdote, “ che ci hai fatto trovare sulla nostra strada una persona come Gabriele. Una persona giusta, amata a tutti. E voi dovete essere orgogliosi di Gabriele: un marito e papà giusto e tutta questa gente oggi, presente in chiesa, rappresenta un segno che Gabriele ha lasciato nella sua vita. Ci sono dei momenti nei quali è difficile fare la volontà del Signore come questi”.
Parole di grande commozione quelle usate da padre Gregorio. Al pari del saluti dal pulpito che arrivano da un paio di amici di scuola delle figlie di Gabriele. E poi l’emozione che si impadronisce di tutti, nel ricordo che Andrea, uno dei papà ritmici riserva a Gabriele: “ Avevi sempre lo sguardo proteso al futuro”, ha detto, “ con ironia e grande cortesia. Ci hai sorpreso anche questa volta”.
Poi la bara tra due ali di folla esce dalla chiesa, tra visi commossi e la vicinanza alla famiglia. Poi il carro funebre si mette in moto verso il cimitero nell’ultimo viaggio terreno di Gabriele.