Telegram, scatta l’indagine sulla piattaforma: cosa rischiano gli utenti

Telegram sotto indagine e utenti molto preoccupati: ormai è caos per l’app social di Durov. Cosa sta succedendo?

Non c’è pace per Telegram. Dopo la recente inchiesta sul suo fondatore Pavel Durov – ora parrebbe in libertà condizionale nello Stato francese – un altro brutto colpo per la famosa applicazione di messaggistica. Una grave crisi abbattutasi non solo sopra il colosso di origine araba – la sede è a Dubai – bensì anche sugli utenti medesimi, angosciati dalle terribili conseguenze – d’altronde è una realtà social, tra le più imponenti al mondo, con oltre 1 miliardo di download per cui l’attenzione mediatica è a livelli altissimi.

Telegram indagine rischio utenti
Indagine Telegram: ecco cosa succede – abruzzo.cityrumors.it

Difficile sfuggire agli inquirenti, proprio perché è in corso una indagine minuziosa, senza lasciare nulla al caso, che comporterà non poche sanzioni se gli accertamenti si riveleranno fondati. Ora cosa potrebbe accadere? I fruitori del servizio, sparsi per tutto il globo, manifestano rabbia, sconcerto dando vita a migliaia di proteste, soprattutto tramite il web. Tuttora nessuna certezza sebbene la situazione non stia volgendo nel migliore dei modi. Di seguito, tutti gli aggiornamenti di questo ‘caso’ a sfumatura internazionale.

Telegram, indagine aperta per l’app social: è grave

Whatsapp e Telegram risultano tra le applicazioni di messaggistica più scaricate e note al mondo. La loro rapidità nel comunicare con chiunque nonché la facilità del loro utilizzo, così intuitivo, permette di rimanere connessi h24, qualora lo si volesse. Una macchina geniale e perfetta ma non infallibile perché anch’essi possono rivelarsi ‘fallimentari’, giustappunto, presentando qualche incrinatura. E in questo frangente è la creazione del ricco imprenditore russo a presentare non poche crepe.

Telegram inchiesta allarme utenti
Telegram sotto inchiesta: a rischio gli utenti – abruzzo.cityrumors.it

Ebbene l’Unione Europea ha aperto un fascicolo contro Telegram per una (possibile) violazione del DSA (Digital Services Act). L’accusa? Aver sottostimato il numero dei propri utenti mensili (MAU) affinché non si superasse la soglia dei 45 milioni di potenziali beneficiari finali, un limite che, se oltrepassato, qualificherebbe la piattaforma come un social dalle dimensioni enormi (VLOP) e quindi soggetta a regole molto più restrittive, riguardanti la sicurezza, moderazione e conformità.

Difatti fino al mese di febbraio 2024 è stata dichiarata l’attivazione di 41 milioni di utenti dopodiché Telegram non ha più fornito dati in totale trasparenza, adducendo a comunicazioni alquanto vaghe. Dubbi da destare forti sospetti, tanto che il Joint Research Centre ha avviato un procedimento investigativo tecnico. Si ritiene che il popolare servizio online abbia valicato abbondantemente quel numero, costretto, perciò, a normativa più rigorosa. Anche il portavoce della Commissione Europea si è pronunciato in merito.

Ecco, dunque, un estratto delle parole di Thomas Regnier: “abbiamo strumenti e metodi per verificare la precisione dei dati pervenuteci dalle piattaforme. Se scopriamo che Telegram non ha fornito informazioni accurate, potremmo considerarla come una piattaforma online di grandi dimensioni“. Guai in vista, ponendo a rischio la libera utilizzazione da parte di numerosi utenti. A questo punto non resta che aspettare, in attesa della eventuale ‘sentenza’ definitiva.

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