Brutte notizie per gli amanti della neve e degli sport invernali: le anticipazioni fanno prevedere perdite per milioni di euro.
Ci stiamo mettendo alle spalle quella che potrà senza dubbio essere considerata l’estate più pazza della storia sotto il profilo climatico. Continui ribaltoni e anche eventi estremi drammatici. Quello che ci aspetta però in autunno e in inverno non lascia ulteriormente ben sperare. Ecco cosa potrebbe accadere.
Un’estate pazza, dicevamo. I mesi di maggio e giugno, innanzitutto, si sono caratterizzati per un clima più autunnale che primaverile ed estivo. Non solo, abbiamo ancora negli occhi, purtroppo, le drammatiche immagini di quanto avvenuto in Emilia Romagna, con l’alluvione che ha portato devastazione e morte sul territorio.
Poi il mese di luglio, caratterizzato da temperature come non se ne vedevano da anni. In particolare la parte centrale del settimo mese dell’anno si è caratterizzata per un caldo per certi versi irreale. La colonnina di mercurio si è stabilizzata costantemente sopra i 40 gradi centigradi e in alcuni casi ha anche sfiorato i cinquanta gradi.
Il mese di agosto, infine, è ritornato sugli standard di un’estate mediterranea, ma, a che in questo caso, non sono mancati eventi estremi come le grandinate che alcune settimane fa hanno colpito duramente il Nord Italia. E ora che ci stiamo mettendo alle spalle l’estate, le previsioni per i mesi che verranno non sono affatto buone, con il rischio di danni per milioni di euro.
Settimana bianca a rischio: ecco cosa accadrà
Tanto quanto abbiamo vissuto in estate, quanto quello che probabilmente vivremo in autunno e in inverno, sono frutto dei cambiamenti climatici ormai in atto da tempo e con i quali, prima o poi, dovremo fare i conti. Con riferimento al prossimo inverno e, segnatamente, alla stagione sciistica, a preoccupare è uno studio che ha preso in esame 2.234 località in 28 Paesi, tra cui anche l’Italia.
Si prevede un aumento delle temperature medie che va tra i due e i quattro gradi su tutte le regioni montuose d’Europa, quelle che, ovviamente, in inverno vivono della stagione turistica sugli sci. E tutto questo, evidentemente, potrebbe creare non pochi problemi all’innevamento, con quello artificiale che sembra non bastare più. In particolare, qualora l’innalzamento delle temperature medie fosse di quattro gradi centigradi, quasi tutte le località (il 98%) si troverebbero in questa situazione. Peraltro, l’innevamento artificiale ha “scarso effetto” nelle aree a bassa quota o troppo a sud, dove le temperature sono troppo elevate per produrre neve in modo efficiente.
Capite bene il rischio effetto diretto sulla capacità operativa delle aree sciistiche. Metà delle stazioni sciistiche del mondo si trovano in Europa, dove generano un fatturato annuo di oltre 30 miliardi di euro e rappresentano una grande ricchezza per le economie locali. Gli effetti del riscaldamento globale, dunque, potrebbero fare evaporare (proprio come la neve al sole) milioni e milioni di euro che, soprattutto in una fase come quella che stiamo vivendo, sono vitali per l’economia italiana.