Sant’Omero. “Che la sanità pubblica abruzzese versi in condizioni di assoluta precarietà non è mistero per nessuno. Lo sanno bene i cittadini che frequentano i nostri quattro ospedali per cure di qualsiasi tipo e lo dicono chiaramente i dati, sia quelli sulla mobilità passiva, sia quelli sulle drammatiche liste d’attesa.
Tra i presidi ospedalieri teramani ce n’è uno che in modo particolare viene costantemente e caparbiamente trascurato, precisamente l’ospedale Val Vibrata di Sant’Omero” asserisce il consigliere regionale Dino Pepe.
“La penalizzante situazione del nosocomio vibratiano dipende esclusivamente dalle vicende politiche che lo relegano in coda nelle attenzioni della giunta regionale.
Durante i governi Chiodi e D’Alfonso la sanità era commissariata e quindi governata dal Ministero con un rigido piano di rientro, ma oggi a fare le scelte sono Marsilio e Verí.
E allora sono utili alcuni esempi: la vicenda della tac 128 strati, la Rmn promessa da 7/8 anni che ancora non si sa dove collocare, il pronto soccorso che pur producendo una discreta attività, seconda solo a quella di Teramo, ha due medici in meno dei presidi di Giulianova e di Atri, il sistematico accorpamento di reparti nel periodo estivo e una lunga lista di richieste senza risposte.
La Medicina, il reparto più importante per livello di attività e per l’economia generale dell’ospedale, fa sempre più fatica per la carenza di medici e infermieri. Basti pensare che c’è un unico Capo Sala per Medicina, Chirurgia e Ortopedia. Inoltre, la mancata attivazione della Lungodegenza rende il reparto di Medicina, anche da un punto di vista alberghiero alquanto disagevole, per la concentrazione eccessiva di pazienti, spesso anziani, bisognosi di personale di assistenza” aggiunge il Consigliere.
“Anche da un punto di vista strutturale negli ultimi anni, a differenza degli altri ospedali, quello di Sant’Omero non è stato interessato da nessun intervento, pur avendone bisogno soprattutto nella parte adibita a pronto soccorso.
Persino i dispositivi essenziali, pensiamo ai letti, sono rimasti quelli di quarant’anni fa, nonostante siano stati ammodernati negli altri ospedali del territorio regionale.
Eppure, nonostante tutto, i numeri ci dicono che l’ospedale Val Vibrata è, negli ultimi quattro anni, quello con la minore riduzione di attività dell’intero Abruzzo. Un dato che avrebbe dovuto far riflettere chi governa la nostra regione, perché potenziare e prestare attenzione a questo presidio, anche per la sua posizione geografica, avrebbe dato il segno di una visione lungimirante e strategica della sanità pubblica. A fine legislatura non possiamo far altro che tirare le somme e registrare solo dati con segno negativo anche alla luce delle indicazioni che sono inserite nella nuova rete ospedaliera che prevede il declassamento del Val Vibrata dove vengono soppresse 2 unità operative complesse su 4 (ginecologia e chirurgia)” conclude Pepe.
La replica dell’assessore Nicoletta Verì. “L’ospedale di Sant’Omero è un tassello fondamentale nella nuova rete ospedaliera regionale, dove è prevista la conferma di tutti i reparti e dei posti letto già presenti. Al consigliere Dino Pepe, che ne è perfettamente al corrente anche se finge di ignorarlo, ricordo che se è vero che l’Abruzzo è uscito dal commissariamento, è altrettanto vero che siamo sottoposti ad un piano di rientro, che ci obbliga a far validare qualunque atto programmatorio dagli organismi ministeriali, che ne verificano il rispetto dei parametri stabiliti dalla normativa nazionale”.
E’ la puntualizzazione dell’assessore alla Salute, Nicoletta Verì, alle dichiarazioni dell’esponente PD sul presunto depotenziamento del nosocomio vibratiano.
“Posto dunque che non c’è stata alcuna riduzione di servizi a Sant’Omero – continua la Verì – abbiamo invece provveduto a migliorare invece l’assetto organizzativo, prevedendo una riduzione delle unità operative complesse, ma introducendo un contestuale aumento delle unità semplici e di quelle dipartimentali. Non è mia abitudine entrare in tecnicismi, ma al collega Pepe vorrei ricordare che una delle difficoltà principali incontrate nell’interlocuzione con il ministero sulla nuova rete ospedaliera, è stata legata proprio all’eccessivo numero di unità complesse previste dalla precedente programmazione della sua giunta di centrosinistra, tra l’altro mai assentita dal tavolo tecnico ministeriale del Dm70: un numero che non trovava alcuna giustificazione nelle norme e soprattutto negli standard legati alla casistica di ogni reparto per garantire la sicurezza del paziente”.