L’età pensionabile si fa sempre più lontana, i giovani sono terrorizzati dagli scenari futuri e lo scenario potrebbe complicarsi ancora
Raggiungere la pensione sembra essere un obiettivo che si fa via via più distante e non un premio meritato dopo essersi messo per tutta la vita a disposizione dell’Italia. L’età pensionabile tende a spostarsi di continuo, sfuggendo dalle mani dei giovani di oggi come granelli di sabbia.
Quella possibilità di riposarsi dopo anni di duro lavoro si fa sempre più lontana, tradendo le logiche che avevano portato alla sua ideazione. E le ultime notizie non sembrerebbero essere confortanti. Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, tutti i cittadini nati dal 1960 in poi riceveranno un aumento dei requisiti per accedere alla pensione.
Tutti coloro hanno versato i contributi prima del 1996, infatti, l’età della pensione è fissata a 67 anni, a patto che abbiano almeno 20 anni di contributi. Verrà fissata a 42 anni e 10 mesi – indipendentemente dall’età -, invece, la pensione anticipata per gli uomini, mentre le donne potranno ritirarsi a vita privata un anno prima.
Tutti coloro sono nati nel 1960 nel 2027 compiranno 67 anni, lo stesso anno in cui i requisiti sono destinati a cambiare nuovamente. Stando a una stima proposta dall’Istat intorno al 1° gennaio 2027 si aggiungeranno ulteriori 3 mesi all’età pensionabile, dando il via a aumento regolare ogni due anni. Questo significa che slitterebbe a 67e 6 mesi nel 2029, fino ad arrivare a 69 anni e 6 mesi nel 2051.
Il corriere.it spiega che la giustificazione di queste modifiche sarebbe dovuta risiederebbe all’inasprimento dell’invecchiamento della popolazione, al quale si aggiunge l’aumento della speranza di vita all’età di 65 anni. Così facendo si sono modificate anche le prospettive future.
Basti pensare che nel Rapporto della Ragioneria il primo adeguamento era previsto per il 2029 e avrebbe spostato di un mese ogni due anni l’età pensionabile. L’Istat, invece basandosi su uno scenario mediano svela che nel 2055 l’età pensionabile dovrebbe essere spostata a circa 69 anni e 10 mesi in un contesto nazionale che potrebbe addirittura peggiorare. Entro il 2050, infatti, il numero di residenti in Italia dovrebbe passare da 59 milioni a 54,8 milioni.
Un calo vertiginoso che inevitabilmente porterebbe a nuovi cambiamenti nel rapporto tra persone in età da lavoro e il resto della popolazione. L’esito è scontato: un nuovo slittamento dell’età pensionabile.
Un timore che accompagna la vita dei giovani d’oggi, costretti a sacrificarsi nel mondo del lavoro fin da giovani, ma anche a immaginare una vita al servizio di una Nazione che ripaga concedenti il meritato riposo solo a una veneranda età, consumati dalle fatiche della vita lavorativa. L’unica nota positiva è rappresentata da un piccolo aumento, a dire il vero fino troppo modesto, per le pensioni minime. A una base di circa di 620 euro mensili, infatti, verranno aggiunti circa 10 euro al mese.