Scelta a sorpresa da parte del presidente sulla guerra in Ucraina. Una mossa che sembra lanciare un chiaro segnale sul destino del conflitto
Sono ormai quasi tre anni che in Ucraina si combatte senza sosta e la luce in fondo al tunnel sembra essere molto lontana. Fino a questo momento ogni tentativo di una possibile pace è sfumata. Nei giorni scorsi il presidente Zelensky aveva annunciato l’intenzione di presentare una proposta di tregua a Biden e subito dopo a Trump e Harris. Ma anche in questo caso l’esito è destinato ad essere negativo. Da parte di Mosca non c’è nessuna intenzione di aprire ad un negoziato a certe condizioni.
E il messaggio è stato ribadito chiaramente da Vladimir Putin con un nuovo decreto. Una mossa a sorpresa che nessuno si aspettava, ma che rappresenta una sorta di risposta a chi poteva pensare ad una pace subito dopo il voto americano. Non c’è nessuna intenzione da parte della Russia di fare un passo indietro e si continuerà sulla strada intrapresa in questi ultimi mesi.
Molti esperti erano convinti che le elezioni americane rappresentavano un punto di svolta nella guerra in Ucraina. Ma, stando a quanto riferito dall’Adnkronos, Putin non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro. Il presidente russo in queste ore ha approvato un decreto che recluta altri 180mila cittadini russi da mandare in guerra. Il lungo procedimento si concluderà entro la fine dell’anno e questo fa pensare che nelle intenzioni del Cremlino c’è la volontà di andare avanti per diverso tempo.
Naturalmente il decreto non esclude che si possa arrivare ad una svolta per la pace nei prossimi mesi. Ma la sensazione è che si andrà avanti fino alla prossima primavera. Poi non è da escludere che da parte degli Stati Uniti ci sia un impegno importante per cercare di arrivare ad un cessate il fuoco. Ma la strada è assolutamente lunga e non ci resta che aspettare per capire l’evoluzione di questa guerra ed eventualmente le possibilità di arrivare al cessate fuoco.
La guerra in Ucraina prosegue senza sosta ormai da più di due anni. In questo momento si sta combattendo su due fronti: a nord è Kiev ad aver preso il comando dopo l’attacco di Kursk. Mentre a sud la Russia prosegue la sua avanzata anche se a ritmi più lenti di quanto si immaginava il Cremlino.
Resta da capire se i militari che la Russia aggiungerà saranno impiegati a Kursk per recuperare il terreno perso in ottica negoziato oppure si aggregheranno alle truppe che ormai da tempo stanno combattendo al Sud.