Accordi illeciti per accedere a banche dati private o controllare i propri manager: svelato il business illegale dietro Equalize
La chiamano ‘l’agenzia degli spioni‘, ma non è altro che l’elenco dei clienti della Equalize, di Enrico Pazzali e Carmine Gallo. Una società d investigazione che si è specializzata nel reperire informazioni illegalmente, tramite un sistema di hackeraggio che gli ha permesso di accedere a banche dati del Ministero dell’Interno e a prelevare illegalmente tutte le informazioni richieste dai suoi clienti in cambio di denaro.
Tramite hacker o membri corrotti delle forze dell’ordine, sono riusciti ad accedere alle banche dati di stato. Tra queste anche il sistema informativo interforze del Ministero dell’Interno, nel quale si trovano tutte le informazioni necessarie sulla tutela dell’ordine pubblico e della repressione sulla criminalità organizzata. Un business che negli scorsi giorni è finito nel mirino della Procura di Milano, così come del procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia Francesco De Tommasi.
Le indagini hanno portato alla luce anche un vero e proprio tariffario che partiva da 250 euro per la ‘semplice’ localizzazione di un cellulare, fino a 10.000 euro per degli accertamenti completi su una singola persona e a 20.000 euro per inserire una trojan in un dispositivo. Affari ovviamente illegali, con alcune aziende che più di altre ne hanno usufruito, alcune anche con l’obiettivo di spiare i propri manager.
Le aziende indagate
A dominare su tutti è la Fenice Srl, un’azienda romana che ha ‘investito’ un milione e 85 mila euro di parcelle alla Equalize. Specializzata nel campo dell’edilizia, ha come suo Presidente del CdA Lorenzo Sbraccia, descritto dai pm come un imprenditore privo di scrupoli e orientato verso l’acquisizione illecita di informazioni con lo scopo di salvaguardare i propri affari.
Anche Barilla ha fatto affari con Equalize, spendendo 17 mila euro, usati da un dirigente per spiare un manager, sospettato di aver venduto alcune informazioni ai giornali. Sono 117.500, invece, gli euro spesi dalla Erg per monitorare alcuni clienti ritenuti infedeli.
Nelle ultime ore, però, è emerso che negli uffici di Equalize sono apparsi degli atti riservati della Eni Spa. Un dettaglio che sarà adesso oggetto di ulteriori indagini e sul quale l’azienda si è già espressa con una lunga nota: “Eni ribadisce di non essere mai stata, e di non essere, in alcun modo al corrente di eventuali attività illecite condotte da Equalize a livello nazionale o internazionale” scrive l’Ente Nazionale Idrocarburi, che poi continua:
“Eni, per rispetto delle indagini in corso, non commenta dettagli che in questo momento stanno emergendo in modo totalmente decontestualizzato, e conferma di avere a suo tempo conferito a Equalize un incarico investigativo a supporto della propria strategia e difesa nell’ambito di diverse cause penali e civili, nonché verifiche procedurali su alcuni fornitori potenzialmente di rilevanza processuale”.