Presso la sede di Teramo della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Chieti e Pescara, nelle mani dell’archeologa Gilda Assenti, sono state consegnate le monete antiche rinvenute a Valle Castellana una settimana prima.
L’intera vicenda nasce nel primo pomeriggio di domenica 11 aprile quando i carabinieri forestali della stazione carabinieri Parco di Rocca Santa Maria, sono stati contattati da alcuni escursionisti che, nel percorrere il sentiero CAI n.411 che da San Angelo a Ripe conduce a Castel Manfrino in località “Vroga della Caccia” del Comune di Valle Castellana, hanno rinvenuto una serie di monete nei pressi del sentiero. Giunti sul posto i carabinieri hanno contato le monete che nel frattempo erano state raccolte dagli scopritori, ed erano 209.
Nei giorni successivi al fine di evitare che la zona potesse essere oggetto di ricerche abusive, si è provveduto a sorvegliare l’area e, in uno dei sopralluoghi effettuati nei giorni successivi sono state rinvenute ulteriori 99 monete della stessa fattura delle prime e nella stessa località che si trova all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Della scoperta è stata informata la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Chieti e Pescara che, da una prima e sommaria visione dei reperti, ha ritenuto di ipotizzarne la datazione nel periodo che va dall’anno 1000 al 1200 d.C.. Le monete in lega d’argento, molto rozze nella fattura, se paragonate alla produzione numismatica dell’antica Roma o delle epoche successive, hanno un incredibile valore storico-documentario perché rinvenute lungo l’antico percorso che dalla Valle del Salinello conduceva al Castello.
Il ritrovamento rinnova, per così dire, la leggenda di Re Manfredi di Svevia (figlio di Federico II), ritenuto il fondatore del Castello, che da lui prende il nome, nei pressi della frazione di Macchia da Sole, che avrebbe sepolto all’interno della gola del Fiume Salinello il suo tesoro.
La condotta esemplare tenuta dagli escursionisti merita il giusto riconoscimento da parte delle istituzioni e dei cittadini per l’aver comunicato la scoperta che getta, indubbiamente, una nuova prospettiva nelle vicende storiche e leggendarie di Castel Manfrino.