“Purtroppo infatti, visto il drammatico periodo che stiamo vivendo che sta cambiando le relazioni sociali e le modalità della vita collettiva il turismo, soprattutto quello marino estivo, come fenomeno di massa e di mobilità intensiva, subirà i maggiori condizionamenti e le relative limitazioni. Il sistema turismo, pertanto, dovrà trasformare la propria proposta. Trasformare il modo di fare accoglienza. Trasformare il modo di fare vacanza. Ma la trasformazione non si attua con uno slogan, dall’oggi al domani, è necessario pensare a un periodo di transizione. Da qui l’idea di istituire di contro alle “zone rosse”, purtroppo nate per contenere il virus, anche delle “zone bianche”, ovvero delle zone in cui il virus non è arrivato e non deve neanche arrivare.
La nostra proposta, dunque, è che il turismo debba ripartire proprio da queste “zone bianche”, da quelle aree non investite dal virus, in cui liberalizzare la mobilità interna. Ciò significa riaprire le attività: dalle fabbriche ai ristoranti, fino alle palestre di questi territori. Dare la possibilità agli abitanti “interni” di potersi muovere liberamente e riaprire le possibilità di un movimento economico locale in attesa di riaprire i propri confini al turismo. In questa fase potrebbe venirci in aiuto la tecnologia, per stabilire per ogni area o evento, un indice massimo di affollamento attraverso delle app che potrebbero segnalare al turista quale evento o quale luogo abbia raggiunto il limite massimo di affollamento e quale no”.
E ancora: “Come google-map ci informa istante per istante dell’andamento del traffico, così l’app, in base ai contatti telefonici, potrebbe informare il turista sulla massima capacità di ricettività di un luogo. Ciò porta ad una rinnovata considerazione di turismo di altre aree, luoghi e situazioni dove si può proporre, o recuperare, un’offerta non di massa, ma fruibile da famiglie, piccoli gruppi, con una particolare attenzione ai territori, alle loro caratteristiche, ai loro fattori di attrazione culturale, patrimoniale, naturalistica e anche enogastronomica. Siamo fermamente convinti che, adottando una strategia di promozione del turismo che attraverso il networking valorizzi luoghi e contesti dove rendere possibili presenze orientate ad un turismo motivato e personalizzato, i piccoli centri dell’entroterra, che erano stati emarginati da politiche turistiche che privilegiavano il turismo di massa, possano non solo ripartire ma diventino originali laboratori di rilancio del turismo dove potranno essere i giovani a sperimentare nuovi percorsi per il futuro. Ma perché ciò avvenga, c’è bisogno della sinergia di organismi, quali attività private, associazioni del territorio ed enti pubblici, che possano diventare protagonisti di questa nuova visione turistica che coinvolga, oltre alle aree interne, anche quelle costiere”.