Tortoreto, dopo 46 anni torna nei luoghi del terremoto: la testimonianza di Gianfranco

Tortoreto. Il terremoto spezza vite ed esistenze. Ma dalle macerie, in tutti i sensi, rinascono storie che legano persone e territori anche lontani tra di loro.

 

E’ una vicenda che emoziona quella che vede protagonisti Gianfranco Cicioni, 67 anni di Tortoreto e Castelnuovo del Friuli, una delle località colpite dal terremoto del 1976.
In quella tragica notte del 6 maggio del 1976 era nella caserma di Vacile: dove svolgeva il servizio di leva come autista personale del comandante della stessa caserma.

Quella sera Gianfranco Cicioni, in preda alla paura assieme ai commilitoni, uscì dalla caserma per dirigersi verso la zona collinare a Castelnuovo del Friuli. Nel piccolo borgo, distrutto dalla scossa, mancavano all’appello una bambina di 13 anni e la nonna. Scavando a mani nude, estrassero viva la nonna, ma non Manuela, 13 anni, che fu recuperata, oramai senza vita durante la notte.
Gianfranco Cicioni, terminato il servizio militare, tornò in Abruzzo ma l’esperienza del terremoto lo aveva segnato, tanto da chiamare la sua primogenita Manuela: come la ragazza morta nel terremoto.

Gianfranco dopo 45 anni sente il bisogno di riallacciare un rapporto con quella famiglia: inizia a mandare mail e riesce a mettersi in contatto con l’attuale sindaco di Castelnuovo nel Friuli e con Renza Comino, sorella di Manuela. L’incontro viene però ostacolato dalla pandemia. Renza Comino, nel 2021, fa visita e Tortoreto e incontra Gianfranco e la sua famiglia. Ma nelle scorse settimane il sindaco di Castenuovo in Friuli, Juri Del Toso, invita Gianfranco Cicioni e la moglie in Friuli. Un momento emozionante, nel ricordo di una vicenda tragica, ma nel segno della speranza.

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