Tortoreto. Una sensazione di rammarico, ma anche di malessere diffuso, per come è stata gestita all’interno della struttura, l’attività di prevenzione del Covid.
La cosa emerge in maniera chiara in due diverse note diffuse dal rappresentante dei genitori, Giuseppe Guidotti, dell’asilo nido Topolino di Tortoreto e da una famiglia che fruisce del servizio.
La chiusura del nido. Una delle questioni al centro della presa di posizione ufficiale (oltre alla richiesta, non assecondata, di poter effettuare uno screening alla ripresa delle attività a gennaio) riguarda la gestione dell’emergenza Covid dopo la positività di una educatrice, emersa nei giorni scorsi.
“Troviamo grottesca la gestione della chiusura“, si legge nella nota, “della struttura comunale, avvenuta il 4 febbraio a seguito del riscontro della positività di un’insegnante della classe dei piccoli, benché proprio in tale data entrava in vigore il nuovo decreto legge n. 5 del 4 febbraio 22, il quale stabilisce la sola chiusura della singola classe nell’ipotesi di positività di quattro alunni, cosa che peraltro non è neanche avvenuta.
La chiusura quindi non doveva avvenire, almeno per ciò che riguardava la classe dei grandi, dove nessuno degli insegnanti era risultato positivo”.
Chiusura revocata. Lo scorso 9 febbraio, con una disposizione del Comune, la chiusura del nido è stata revocata con la riduzione dei giorni di chiusura della struttura con l’obbligo di effettuare un’ antigenico rapido o molecolare per tutti i bambini, al fine di consentire il reinserimento al nido”.
Test peraltro a completo carico delle famiglie“, sottolinea ancora il rappresentante, “ma soprattutto non indicando la data di esecuzione dell’esame, venendo meno quindi la certezza che tale screening venisse eseguito a decorrenza di 5 giorni dall’ultimo contatto con un soggetto positivo, necessario per fugare ogni dubbio su un possibile contagio avvenuto prima della chiusura della scuola.
In questo caso sarebbe stato opportuno, da parte dell’amministrazione comunale, una compartecipazione nella spesa relativa all’esecuzione dello screening, al fine di non gravare ulteriormente sulle casse di quelle famiglie che nel frattempo si sono dovute organizzare per trovare strutture educative a pagamento nei giorni di chiusura ingiustificati, e che contestualmente provvedono a corrispondere la retta mensile dell’asilo comunale.
Rimane il rammarico di questa vicenda che poteva essere gestita diversamente da parte di quei responsabili della struttura che, fin dall’inizio dell’anno educativo hanno raccomandato alle famiglie una maggiore attenzione nei comportamenti esterni, ma a loro volta avrebbero dovuto garantire una maggiore attenzione nella separazione delle attività scolastiche.
In conclusione, ci auguriamo che in futuro vi sia, da parte dell’amministrazione comunale, una maggiore lucidità e capacità decisionale nell’interesse di tutti, in primis dei piccoli ospiti che frequentano una struttura che dovrebbe essere il fiore all’occhiello di questo Comune”.