Tortoreto, ammanchi caso Saccuti: due banche devono restituire al Comune 800mila euro

Tortoreto. Le inadempienze contrattuali nella gestione del servizio di tesoreria comunale, tra il 2004 e il 2013, producono un maxi-risarcimento patrimoniale a favore del Comune di Tortoreto.

 

E’ una sorta di sentenza pilota (unica nel suo genere) quella con la quale il giudice del tribunale civile di Teramo, Antonio Converti, ha condannato due istituti di credito a rifondere al Comune la somma di oltre 800mila euro.

Dovranno aprire i cordoni della borsa la Banca Popolare di Bari e la Ubi Banca, che hanno incorporato, per note vicende, rispettivamente la Tercas e la Carichieti. I due istituti di credito, in periodi diversi, hanno gestito la tesoreria comunale, coincisi poi con gli anni della cosiddetta era Saccuti. L’ex ragioniere infedele che ha prodotto un ammanco accertato di oltre 1,3 milioni di euro all’Ente. La Tercas (ora Popolare di Bari) dovrà risarcire 304 mila euro, la Carichieti (ora Ubi Banca) 502mila euro.

 

 

Il processo. La causa in sede civile, incardinata dall’avvocato Gabriele Rapali, nel 2016, ha prodotto la relativa sentenza con un epilogo che evidenzia, in maniera evidente, le inadempienze contrattuali dei due istituti di credito nella gestione del servizio di tesoreria comunale nel caso Saccuti. Inadempienze nella fase esecutiva dei mandati di pagamento ordinati dal Comune di Tortoreto. L’avvocato del Comune, infatti, ha contestato in sede processuale che le due banche avrebbero disatteso le prescrizioni previste ne mandato di affidamento del servizio di tesoreria. Una violazione degli obblighi contrattuali, che nella fase esecutiva che si è sostanziata con il pagamento dei mandati con assegni circolare consegnati nelle mani di Pasqualino Saccuti, e non direttamente nelle mani dei “presunti” beneficiari delle liquidazioni. Attorno a questo aspetto si è incentrata la causa in sede civile, che ha riconosciuto le responsabilità delle banche, chiamate complessivamente a rifondere oltre 800mile euro.

 

Condanna bis. I due istituti di credito erano stati già condannati nel 2014 dalla Corte dei Conti, dopo la trasmissione degli atti per il caso Saccuti, al risarcimento del danno erariale. La Tercas per 80mila euro, la Carichieti per 134mila euro. Ora è arrivata la mazzata successiva, alla quale vanno aggiunte anche le spese legali e altri oneri per oltre 13mila euro.

 

I commenti. “ Siamo molto soddisfatti dell’epilogo della vicenda”, commenta il sindaco Domenico Piccioni, “ iniziata con il sindaco Gino Monti (Piccioni era vicesindaco, ndr), con la nomina di una commissione d’inchiesta e l’affidamento di un incarico legale utile per il recupero delle somme. Sotto questo aspetto, il percorso tracciato allora, all’indomani della scoperta degli ammanchi, ha consentito al Comune di recuperare una buona parte delle somme in questione e dunque la bontà dello stesso”.

 

I numeri. Il tribunale civile ha condannato le due banche a rifondere al Comune 806mila euro, la Corte dei Conti 214mila. In poche il danno patrimoniale quantificato è la somma reclamata dall’Ente, depurata dal danno erariale accertato dalla magistratura contabile. In totale, per il caso Saccuti, la somma al momento recuperata è più di 1 milione di euro. In ballo, poi, c’è ancora uno dei processi a carico del funzionario infedele, con il sequestro di alcune proprietà per equivalente. E dunque, la somma in recupero potrebbe crescere ancora fino a soddisfare l’intera somma accertata o buona parte della stessa.

 

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