Eliminare tutte le barriere fisiche, temporali e relazionali non utili alla cura e ‘aprire’ la Terapia Intensiva alla presenza dei familiari, in una modalità “su misura” per l’organizzazione del Reparto.
Questo è l’obiettivo del progetto Ter.Ra. (Terapia intensiva Ragionata), promosso dalla Asl di Teramo, finanziato dalla Regione Abruzzo e avviato all’ospedale Mazzini della città nel corso dell’ultimo anno, che ha aumentato da 2 a 9 ore al giorno il tempo di permanenza in reparto per i parenti delle persone ricoverate.
Il progetto è stato presentato a Roma alla prima Convention del Management della sanità organizzata dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) e si ispira a quanto si fa da tempo in diversi ospedali del nord Europa e che inizia a prendere piede in Italia. Ha preso ufficialmente il via nel 2017, con un percorso formativo di tutto il personale incentrato sulla comunicazione, sulle procedure di accoglienza al ricovero, sul flusso delle informazioni e la gestione dei familiari.
Il nuovo assetto si avvale della presenza di tre nuove figure professionali: un biologo per il monitoraggio delle infezioni, uno psicologo per il sostegno dei familiari e dei pazienti ed un fisioterapista per il supporto riabilitativo.
“Adesso, quando un paziente viene ricoverato in terapia intensiva – spiega Santa De Remigis, anestesista e fra i responsabili del progetto – la nuova procedura di accoglienza consente ai familiari di prendere confidenza con il nuovo ambiente in modo assistito, attraverso informazioni adeguate sui ‘modi e tempi’ del reparto. Il colloquio con i familiari è curato dall’equipe di infermieri e medici”.
Si è lavorato anche per modificare l’organizzazione degli spazi, “al fine di migliorare anche il confort dei familiari. Molti pazienti, familiari compresi – precisa De Remigis – hanno difficoltà nel ritorno al normali attività, sviluppando un disturbo post traumatico da stress”. Anche se la permanenza in reparto è aumentata da 2 a 9 ore, distribuiti in una fascia oraria che va dalle 13 alle 24, ci sono regole e orari precisi da rispettare, per preservare la normale attività del reparto. “I risultati dei primi nove mesi di progetto – conclude – sono positivi. La fase successiva del progetto prevede di esportare il modello anche agli altri tre ospedali dell’Azienda ed in futuro a quelli dell’intera Regione”.