All’incontro “Presente e futuro per una zootecnica di valore”, che si è tenuto ieri mattina a Teramo nell’istituto Di Poppa da Coldiretti Abruzzo, si è parlato assieme a duecento allevatori sulle problematiche del mondo pastorale e in particolare si è proposto un sistema di contribuzione comunitaria che premi la distintività, la qualità e l’occupazione per fronteggiare la progressiva scomparsa della pastorizia abruzzese.
Un summit tra i principali attori regionali che, in due ore di ascolto e confronto con gli allevatori, ha messo sul tavolo le diverse problematiche contro cui la zootecnia abruzzese – ed in particolare la pastorizia – deve fare i conti ogni giorno. Una soluzione secondo Coldiretti potrebbe essere quella di uniformare le regole a livello regionale, superando le differenze provinciali e perfino comunali attualmente esistenti e rivedere il sistema di aiuti che vada così a premiare la produttività aziendale, la distintività e la valorizzazione del territorio. Per Coldiretti, vanno per esempio maggiormente premiate le aziende che danno occupazione e presidiano il territorio 365 giorni l’anno.
All’incontro, che ha visto partecipare l’assessore regionale all’agricoltura Emanuele Imprudente e il direttore di Coldiretti Abruzzo Giulio Federici oltre alla presidente di Coldiretti Teramo Emanuela Ripani, c’erano Fabrizio De Filippis, professore ordinario di economia e politica agroalimentare dell’università Roma Tre; Stefano Leporati dell’area economica della Confederazione nazionale Coldiretti; Giuseppe Bucciarelli, dirigente del servizio sanità veterinaria della Regione Abruzzo; Massimo Scacchia dell’istituto zooprofilattico sperimentale di Abruzzo e Molise e i dirigenti provinciali del servizio veterinario delle Asl. Presenti anche la dirigente scolastica Caterina Provvisiero e il presidente dell’associazione allevatori Pietropaolo Martinelli.
Dal 2009 infatti mancano all’appello quattro pecore su dieci e allo stato attuale il gregge complessivo abruzzese è composto da 220mila ovini per un totale di meno di mille pastori, in cui sono compresi anche gli allevamenti familiari. Ha spiegato Coldiretti che è una situazione disastrosa che deve fare i conti con premi comunitari spesso in ritardo o addirittura “bloccati”, pascoli “scippati” da grosse imprese del Nord e una complessità normativa che sta provocando non pochi danni ad un sistema produttivo antico, che è stato per decenni il tratto distintivo dell’economia tradizionale. E poi i problemi collegati alla fauna selvatica che spesso “cancella intere greggi” o un prezzo riconosciuto al latte e agli agnelli che non riesce neanche a coprire le spese aziendali di gestione.
“Molte delle problematiche derivano dal fatto che – ha detto Emanuela Ripani, Presidente di Coldiretti Teramo – per l’espletamento delle diverse istruttorie ci sono troppi enti coinvolti che tra loro non riescono ad interfacciarsi: la Regione, le Asl, i Comuni. In questo scenario l’applicazione delle norme è spesso problematica perché deve fare i conti con interpretazioni e regolamenti diversi anche a livello provinciale e addirittura comunale”. Ha concluso il direttore di Coldiretti Abruzzo Giulio Federici: “In questo oceano di norme, regole, emendamenti e cavilli è necessario attuare una vera semplificazione. A rischio non c’è solo la figura del pastore o più in genere dell’allevatore ma di un intero sistema che rischia di scomparire ma potrebbe essere invece una risorsa in termini di valorizzazione del territorio, dell’ambiente, delle produzioni di qualità e dell’occupazione”.